Biciamo! Protocollata la petizione

Biciamo! Protocollata la petizione

Il 6 dicembre è stata protocollata al protocollo generale del Comune di Como la lettera al Sindaco di Como, dr. Stefano Bruni, con la quale si annuncia il raggiungimento di oltre 1.800 firme a sostegno della petizione di Biciamo!, con cui si chiede l’approvazione entro sei mesi di un Piano della Mobilità Ciclabile a Como, l’attuazione degli interventi nei prossimi tre anni e la formazione di un gruppo di lavoro Biciamo! – Ufficio Biciclette del Comune di Como. E’ stato chiesto un incontro con il Sindaco per consegnare gli originali delle firme.

Risorse: il testo della lettera (pdf)


“Non voglio entrare nel merito”: l’assessore Caradonna sul problema SUV

Caradonna, l’assessore alla mobilità di Como che risiede a Brunate e gira in Vespa e A2, si scaglia contro l’ordinanza del Sindaco di Brunate. «Lo stop ai Suv? Un boomerang. Basta crociate inutili»

Riportiamo il testo dell’intervista all’assessore al Comune di Como, Caradonna, pubblicata su La Provincia del 2 dicembre 2007, a proposito dell’ordinanza del Sindaco di Brunate che vieta l’accesso alle vie storiche della cittadina ai SUV.

«L’ordinanza antisuv? Una guerra santa che potrebbe costare molto cara all’amministrazione». Fulvio Caradonna, assessore comunale alla mobilità di Como, risiede a Brunate, il borgo che, dal primo marzo prossimo, metterà al bando i gipponi. Lui non guida né un suv, né bolidi di dimensioni ingombranti: «Per carità, non parlo per partito preso. Ho una piccola audi a2. Anche d’inverno giro sempre in Vespa. E quando sono in auto, non sono mai stato intralciato dai suv. La domenica il traffico aumenta, certo, ma basta aver pazienza». Caradonna è categorico sul no all’ordinanza. Per Como, città su cui è competente, esclude misure analoghe: «Per un semplice motivo. Tecnicamente, il provvedimento è originale. Sulla mole degli automezzi, il codice della strada prevede solo limiti di carico e di sagoma, ovvero di larghezza e lunghezza. tutto il resto è invenzione. Diametro delle ruote, calcolo della loro altezza? Per simili restrizioni ex novo – continua l’assessore – i multati potranno fare ricorso. che poi il comune lo vinca in tribunale è tutt’altro che scontato. e allora, chi pagherà?» Il politico di Brunate non grida alla mossa a effetto per rimpinguare le casse comunali o per ottenere visibilità nella Provincia: «Non voglio entrare nel merito delle scelte di altri amministratori locali. “Né credo sia questo il punto. piuttosto» si sbilancia Caradonna, «questa mi sembra guerra di principio fine a se stessa. Il che, tra individui, può essere condivisibile. talvolta ammirevole. Ma, da politico, piccolezza per piccolezza cercherei il compromesso, non certo l’esasperazione». Per l’assessore alla mobilità, che milita nelle fila di AN, l’ordinanza di Brunate è, nell’ordine,«inutile: porterà solo a una manciata di pass negati». Secondo, «inapplicabile: pensiamo alle acrobazie di calcolo per stabilire il diametro delle ruote». Infine, «scivolosa: contestando le multe, il provvedimento potrebbe rivelarsi un controproducente boomerang. Ma quale buon senso…», stigmatizza Caradonna alludendo al commento del sindaco Darko Pandakovic sulle recenti polemiche innescate dalla decisione della sua giunta. «Altro che suv, Brunate ha problemi di ben altro genere – chiosa l’assessore – questa ordinanza peserà sulle attività commerciali, soprattutto sabato e domenica, quando il borgo si popola di villeggianti che trascorrono il week-end nelle loro baite. Se poi vogliamo metterla sul piano ambientale, i suv sono mezzi che inquinano molto meno di altre auto. Per promuovere davvero il turismo a Brunate e tutelare la natura, incentiviamo l’uso della funicolare per i turisti. Ecco un messaggio davvero ecologico, ma non devo essere io a pronunciarlo. Parlo come residente, ovviamente», retrocede Caradonna. A Como l’assessore alla mobilità, «ad esempio anche nella stessa via per brunate», ha introdotto «vincoli sacrosanti e inappellabili contro il carico eccessivo di veicoli, nei tratti di strada a rischio cedimento, e sulla sagoma delle autovetture, nelle carreggiate strette per il loro passaggio». Tali autorizzazioni, precisa Caradonna, «vengono rilasciate di volta in volta dai nostri uffici ai mezzi pesanti. Chiudere il centro di Como ai suv significherebbe morire per la cittadina.” “Non ho alcuna intenzione di creare problemi dal nulla. Le normative vigenti – chiude l’assessore alla mobilità – bastano e avanzano. Stiamo bene così».


La città possibile como

documento programmatico 2007 / 2009

(I)

Cosa abbiamo fatto, cosa bolle in pentola

Agenda 21

L’associazione ha aderito da subito, giugno 2004, al processo di Agenda 21 locale, avviato dal Comune di Como, partecipando come attore portatore d’interessi ai lavori dei gruppi: Mobilità e Trasporti- Natura e Biodiversità- Ciclo integrato delle Acque.Si è inoltre fatta prima promotrice delle seguenti azioni, recepite dai gruppi di riferimento e quindi inserite nel Piano D’Azione, delle quali è anche attore responsabile di attuazione.

  • Azione A5 ” COMOACQUAPULITA”
  • Azione A6 “Buone azioni per il risparmio idrico e la tutela delle acque nelle scuole”
  • Azione MT11 “Ufficio Biciclette del Comune di Como”
  • Azione MT13 “rastrelliere x biciclette”
  • Azione MT14 “Struttura x deposito affitto e piccola manutenzione x biciclette C7O stazione Como Borghi
  • Azione MT17 “Interventi x moderazione del traffico in via Turati e via Muggiò”
  • Azione MT18 “Via Giussani-La metà basta”
  • Azione N1 “Regolamento del verde Pubblico e Privato della città di Como”
  • Azione N3 ” Parco della valle del Cosia”
  • Azione N4 “Recupero della Valmulini e del Fiume Aperto”

Lungo il percorso i problemi non sono mancati, il più grande, a giudizio dei molti, è stata l’assenza della componente politica a confermare la volontà della Giunta alla buona riuscita del Piano,assenza che, di fatto, ha demotivato molti attori presenti all’avvio del processo e che si sono poi dileguati.Le dimissioni del responsabile scientifico del Piano, Dott. Bartesaghi, hanno portato all’evidenza di tutti la frattura creatasi tra gli attori partecipanti ed i responsabili politici che , prima di portare il Piano in Consiglio Comunale, hanno estratto 8 azioni a loro piacimento, senza discussione né confronto. Al momento ( settembre 2007) siamo in una fase di stallo, c’è un nuovo responsabile politico a sostituire l’Assessore D’Alessandro, l’Assessore Peverelli, quindi si è in attesa di una convocazione del Forum o almeno del Gruppo di Coordinamento, costituito da un rappresentante per ognuno dei 4 Gruppi Tematici, due dei quali membri dell’associazione Vavassori e Pavone. Il rilancio, in forma di difesa,di Agenda 21, auspicata da alcuni nonchè quella del lasciare lanciata da altri non può che passare da una seria analisi della situazione, anche tenuto conto dell’impegno preso e delle relazioni intrecciate.

Finovia

Dopo la fase di ascolto dei cittadini e dopo i laboratori con la scuola, che hanno formalizzato delle proposte attraverso il Consiglio Comunale dei ragazzi è stato formalmente presentato lo studio di fattibilità della sistemazione della via Garibaldi a Fino (Como) nello scorso mese di luglio. Si prevede a breve una presentazione ufficiale alla cittadinanza del “progetto”. Il seguito sarà la stesura di un progetto preliminare da parte dell’Ufficio Tecnico del Comune di Fino Mornasco al quale la città possibile dovrebbe collaborare come consulente.

L’Isola che c’è

Collaborazione al progetto VIVI SOSTENIBILE – A QUALCUNO PIACE FARLO sul tema della Mobilità.

Biciamo!

Biciamo nasce nel 2005 come una campagna di sensibilizzazione sull’uso della bicicletta in ambito urbano per gli spostamenti quotidiani casa-lavoro e casa-scuola. Nasce in realtà dall’osservazione dell’aumento spontaneo di persone che utilizzano la bicicletta. Si vuole affiancare, come iniziativa dal basso, a quanto proposto in sede di lavoro nel gruppo Mobilità e Trasporti di Agenda 21.

Vengono fatte iniziative pubbliche di sensibilizzazione, due biciclettate e raccolta di firme. L’obiettivo che si pone ‘la città possibile’ è quello di stimolare la nascita di una nuova associazione che si possa affiliare alla FIAB. L’iniziativa si conclude a giugno 2005 con un’assemblea (presente Eugenio Galli di FIAB Ciclobby di MIlano) e il passaggio delle consegne a chi si incarica di portare avanti la costituzione della nuova associazione.

L’iniziativa si arena a quel punto e viene ripresa dalla Città Possibile nell’autunno 2007 con obiettivi diversi e più concreti: 1-l’approvazione del Piano della Mobilità Ciclistica da parte del Comune entro sei mesi; 2 – La realizzazione degli interevnti entro 3 anni; 3 – la formazione di un gruppo di lavoro Biciamo-Ufficio biciclette del Comune che possa contribuire alla stesura del Piano.

Si parte con una biciclettata e con la raccolta firme. L’adesione è ancora più forte rispetto al 2005, con la raccolta, attraverso banchetti informativi e con la collaborazione di molti commercianti, di oltre 1200 firme (al 20 novembre).

Gli obiettivi a breve termine sono: la consegna delle firme all’amministrazione comunale e la richiesta di un impegno concreto. La formazione di un gruppo di lavoro specifico (in corso ad oggi) che si occupi di elaborare le strategie future e di monitorare il percorso di Biciamo. L’affiliazione alla Fiab come ‘gruppo Biciamo’ all’interno della Città Possibile. Biciamo 2007 è stata rilanciata da Marco Castiglioni, Alberto Bracchi, Danilo Lillia.

(II)

Di cosa parliamo quando parliamo di città possibile:

un tentativo di programma partecipato

Parte prima: ieri

La più concreta delle utopie: ve la ricordate? Qualcosa di vero c’era in quello slogan, molto di concreto si è avverato. Aggiungiamo un ‘sogno’ di allora: che la trasversalità dell’associazione andasse a toccare tutte le categorie sociali ed economiche, in modo che tutti fossero rappresentati e che si potesse davvero essere incisivi. Anche se la realtà è stata ben lontana dal sogno, e siamo sempre un mondo a parte, si può forse ancora tentare, attraverso un corposo investimento in termini di formazione, di allargare la base dell’associazione.

Parte seconda: oggi

Siamo un gruppo con elevate professionalità che cerca di ridefinire una strategia dopo una certa fase di ‘stallo’ nella quale comunque il nome ha tenuto bene: un gruppo che deve assolutamente allargare la propria base cercando nuovi contributi. I temi in gioco: ancora Agenda 21, il lavoro sui lavatoi, il tema della mobilità affrontato da diverse angolazioni (de definire). La conclusione del progetto FINOVIA. IL PARCO VALLE DEL COSIA. Una ridefinizione della strategia (insieme a Dario Manuetti) del livello nazionale.

Parte terza: domani

E’ più difficile di quanto si pensi immaginare cosa sarà La Città Possibile domani: le caratteristiche di professionalità, idealità e al tempo stesso di dedizione al territorio lasciano poco spazio ai compromessi. Molte delle associazioni percepite come ^di successo^ o hanno il loro campo operativo lontano dal territorio in cui risiedono o sono dedite a raccogliere fondi per iniziative di carattere umanitario o sanitario. Le prime permettono di avere un contatto con realtà drammatiche in modo del tutto asettico. Le seconde operano una delega totale alle istituzioni, cui riversano i fondi raccolti. La Città Possibile non è così e non potrà mai esserlo: nessuna delega è prevista e chi si associa, o ci lavora, lo fa in prima persona. Gli ^scontri^ con le istituzioni sono quindi all’ordine del giorno, come all’ordine del giorno sono le collaborazioni. Non capire questo dualismo significa non accettare modalità operative lontane dal mondo dell’associazionismo, quello ambientale compreso. Questo è un punto nodale, di non immediata comprensione. Nei Paesi di cultura anglosassone dove l’associazionismo è forte e diffuso, probabilmente nessuno si scandalizza per l’attività di lobbying svolta dalle associazioni, non così in Italia dove l’avversario come diavolo/nemico con il quale non si scende a trattativa. Ad onor del vero qualcosa comincia a muoversi anche in Italia, pensiamo ad associazioni come Legambiente che ha intavolato partnership ad es. con Volkswagen. Insomma: all’imperativo categorico (o con me o contro di me) inevitabilmente esclusivo e terribilmente trasversale, la Città Possibile potrebbe opporre un approccio innovativo, fondato sulla convinzione che i temi della qualità della vita, dell’ambiente, della sicurezza non sono espressione di un gioco a somma zero, dove la vincita di uno equivale alla sconfitta dell’altro. Quest’approccio ha però bisogno di un lavoro di elaborazione e chiarezza all’interno dell’associazione tale da permettere un confronto sereno senza timori riguardo a possibili compromessi al ribasso. Ma l’ambizione de La Città Possibile è ancora più grande perché a questa visione, aggiunge la modalità della progettazione partecipata. Quello che è certo è che se La Città Possibile non ha chiuso battenti dopo dieci anni di lavori, significa che il suo metodo, per quanto di difficile attuazione, ha una sua validità e trova un riscontro positivo nella gente.

(III)

Proposte per un biennio

Terminata la fase di rinnovazione dell’associazione attraverso l’appuntamento assembleare, è opportuno fissare un percorso e un obiettivo. La proposta che facciamo è quella di aggregare risorse, anche umane, attraverso cinque azioni concrete, concretissime, sulle quali – lanciata l’idea e gli strumenti per attuarla – saranno gli enti e i media locali a chiedersi per quali motivi non vengono realizzate. Su queste cinque idee dobbiamo essere in in grado di inventarci, ciascuno per la sua ^idea^, un percorso, un calendario e degli appuntamenti locali, molto locali, con l’obiettivo di arrivare a settembre 2009 a tirare le somme, verificando e consentendo di verificare se quanto ci si era proposti è stato attuato e in che misura. Insomma, una sorta di bilancio operativo. Niente progetti ^aperti^ nel senso di senza fine: obiettivi concreti e responsabilizzazione al massimo grado. Parallelamente continuerà la classica azione di progettazione/trasformazione partecipata, se e come richiesti. Ma la priorità di questo biennio è quella di aggregare nuove risorse, di espandere la base associativa, di consolidarci sul territorio, di motivare gli associati, non quella di buttarci – salvo eccezioni – in nuovi progetti: sarebbe sufficiente averne uno da coltivare e spendere bene. Nel vedere come si trasforma la città, come la vita diventa sempre più convulsa e, in fondo, assurda, sento via via come prioritario il problema del traffico e della sicurezza sulle strade. La vivibilità della città parte da lì. Sappiamo come sono carenti, o clamorosamente assenti, le politiche serie e sistematiche per affrontare il problema. E nel dibattito che si sta aprendo soprattutto nelle grandi città, anche da parte dei sindaci di centro sinistra, sulla sicurezza in generale, al di là delle riflessioni sulle reali motivazioni che stanno alla base di certe richieste (i maggiori poteri ai sindaci), siamo convinti che si possa inserire il tema della sicurezza sulle strade, che si lega indissolubilmente al tema del degrado urbano. La proposta può essere quella di lavorare per un importante convegno (il titolo potrebbe essere ‘SIAMO SICURI?’) preparato e supportato da articoli e proposte.

Obiettivi per il prossimo biennio.

Occorre sperimentare forme di coinvolgimento/partecipazione della popolazione riguardo i i nostri progetti e le nostre proposte. Partecipazione / interazione con gli abitanti come metodo nei processi di trasformazione della città. Va bene avere degli obiettivi concreti e precisi, individuati ma occorre porre attenzione ai momenti partecipativi verso i cittadini, le associazioni del volontariato,alle associazioni rappresentanti i settori economici e professionali, la amministrazione pubblica con riferimento al municipio e i suoi organi decentrati consigli di circoscrizione per Como, alla amministrazione provinciale alle comunità montane. Occorre definire un percorso che sviluppi sperimentazioni di lavoro interattive quali fattori di innesto di processi di autogoverno delle comunità locali. In questa ottica la partecipazione diventa uno strumento importante per la costruzione di politiche pubbliche dal basso. Non conta chi decide cosa e come, ma conta l’interazione che nasce nelle pratiche e che produce politiche. La partecipazione diventa quindi una tecnica per gestire e costruire l’interazione locale, ma soprattutto una politica orientata al riconoscimento e alla sperimentazione di nuove forme di cittadinanza.

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Questo documento è stato elaborato on line da tutti i consiglieri di Città Possibile (Lorenzo Spallino, Cesara Pavone, Cecilia Rusconi, Marco Castiglioni, Ines Angelillo, Danilo Lilia e Alberto Bracchi) attraverso le forme di collaborazione orizzontale di Google Documenti.

Indirizzo pubblico: http://docs.google.com/Doc?id=dcx59tgk_70f3t86t


BICIAMO! MANCANO POCHI GIORNI AL 30 NOVEMBRE!

BICIAMO! MANCANO POCHI GIORNI AL 30 NOVEMBRE!

Mancano pochi giorni al 30 novembre, giorno in cui si chiude la raccolta di firme di Biciamo! per chiedere (e, speriamo, ottenere):

  • l’approvazione entro 6 mesi di un Piano della Mobilita’ Ciclabile a Como;
  • l’attuazione degli interventi nei prossimi 3 anni;
  • la formazione di un gruppo di lavoro BICIAMO – Ufficio Biciclette del Comune di Como che, con il sostegno della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta – www.fiab-onlus.it/), possa efficacemente contribuire alla redazione del Piano.

Potete firmare la petizione online all’indirizzo http://www.petitiononline.com/biciamo/petition.html, oppure presso i banchetti presenti in città, o a questi indirizzi:

  • Libreria Punto Einaudi, via Carducci, Como;
  • Osteria del Gallo, Via Vittani, Como;
  • Libreria Mentana, Via Mentana, Como.

P.S. Per chi è in grado di documentare l’esistenza dell’Ufficio Biciclette presso il Comune di Como, abbiamo in serbo ricchi premi …


IL FENOMENO SUV: LETTERA A LA PROVINCIA

IL FENOMENO SUV: LETTERA A LA PROVINCIA

Cara Provincia, il Sig. Curtoni, nel pezzo di domenica 13, ha espresso perfettamente lo stato d’animo che provo anch’io quando incontro un SUV, una sorta di odio. Voglio tentare però di incanalare il sentimento di odio in una, seppur breve, analisi del problema, dato che da anni mi occupo di moderazione del traffico, di ciclabilità, di qualità urbana, di accessibilità della città e di difesa degli utenti deboli. Perché di un problema serio si tratta e come tale va affrontato. Nei giorni scorsi ho provato a contare ripetutamente, nei percorsi principali che frequento, 100 auto, ho provato e riprovato: la percentuale di Suv si attesta tra il 10 e il 15%. I dati di crescita poi delle vendite parlano di un 30% in più nell’anno in corso (Nota bene: prezzi correnti dai 35 mila euro in su). Se andiamo avanti così la città sarà davvero invasa dagli ippopotami (fossero quelli veri …). Cerco di analizzare i termini del problema. Primo aspetto: i SUV consumano e inquinano di più di un’auto normale, è risaputo, e l’aria non è certo respirabile di questi ultimi tempi. Ma l’aspetto che ritengo forse più importante però è l’occupazione di spazio. Curtoni ha descritto in modo arguto alcune situazioni tipiche, le mamme che parcheggiano sui marciapiedi fuori dalle scuole, gli intasamenti selvaggi in cui i SUV sono spesso i protagonisti ecc. Voglio ricordare un dato: lo spazio occupato da un’auto (normale) in movimento, fra spazio di sosta e spazi di manovra, è pari a 60 mq. Dello spazio rubato dalle auto ci stiamo accorgendo ormai da tempo, ed è inutile dire che non facciamo abbastanza per arginare il fenomeno (salvo promuovere l’uso della bicicletta come stiamo facendo con la campagna BICIAMO). Ma l’arrogante presenza dei SUV sta facendo superare il limite. La dimensione di queste auto pone poi un problema di sicurezza, riducendo la visibilità quando sono in sosta e incrementando notevolmente il rapporto di forza fra l’utente motorizzato e l’utente debole, pedone o ciclista o bambino: essere investiti da un SUV, anche a 30 km/h, provoca sicuramente danni più seri che essere investiti da un’auto normale. In sintesi: queste auto maggiorate, gonfie e nere, (e decisamente superflue) pongono un serio problema di sottrazione di spazio, di inquinamento dell’aria e visivo, di sicurezza. E’ doveroso arginare il fenomeno, quindi veniamo alle possibili proposte: o si fa leva sull’imposizione fiscale per disincentivarne la diffusione, come già il governo aveva tentato con la Finanziaria 2007 (provvedimento poi ritirato), o si pongono dei limiti alla circolazione e alla sosta in città (come ha fatto il Comune di Firenze). Sceglierei questa seconda ipotesi, ovvero: limitare la circolazione dei SUV alle strade di grande scorrimento, vietando altresì le Zone a traffico limitato, le strade residenziali, il centro storico, le strade di quartiere, limitare la sosta ai parcheggi in sede propria vietando la sosta in linea su strada (per la citata questione di riduzione della visibilità per i pedoni). Misure troppo drastiche? Forse. Ma del SUV nelle nostre città si può fare tranquillamente a meno.

Alberto Bracchi

Pubblicato su La Provincia del 18 ottobre 2007

Risponde Angelo Curtoni

Gentile signor Bracchi, mi pare che lei dica analiticamente tutto quello che io, nel mio spazio limitato, ho cercato di scrivere fra le righe. Sono d’accordo per le misure drastiche (anche se si possono calcolare le eccezioni per il trasporto di famiglie numerose), che saranno drastiche ma sono anche necessarie se si vuol tenere sotto controllo un traffico cittadino che sta avviandosi al caos e all’immobilità. La ringrazio per l’intervento. Mi commenti pure quando vuole, sarà sempre bene accetto.


BICIAMO! 29 settembre 2007

BICIAMO! 29 settembre 2007

Como città nemica delle biciclette? Biciamo di no! Biciamo per dimostrare che molti cittadini hanno scelto, o sceglierebbero, di usare la bicicletta per buona parte degli spostamenti quotidiani. Biciamo per costituire una associazione che sensibilizzi amministratori e cittadini verso politiche e comportamenti che favoriscano uno sviluppo dell’uso quotidiano della bicicletta e condizioni piu’ vivibili e sicure della strada. Fai girare la tua voce!

FAI LA MOSSA GIUSTA (ANZI, FANNE QUATTRO)!

Step one >> partecipa alla biciclettata di sabato 29 settembre, ore 16,00 a Porta Torre, Como.

Step two >> firma la petizione on line per chiedere:

  • l’approvazione entro 6 mesi di un Piano della Mobilita’ Ciclabile a Como;
  • l’attuazione degli interventi nei prossimi 3 anni;
  • la formazione di un gruppo di lavoro BICIAMO – Ufficio Biciclette del Comune di Como che, con il sostegno della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta – www.fiab-onlus.it/), possa efficacemente contribuire alla redazione del Piano.

Vai su Petition Online e firma la petizione all’indirizzo http://www.petitiononline.com/biciamo/petition.html. Ricordati di firmare con NOME e COGNOME, POSSIBILMENTE CITTA’, no nickname, no nomi incompleti, no insulti, please! (P.S.: siccome puoi commentare, fallo …)

Step three >> No Internet? No problem! Puoi firmare la petizione presso i banchetti presenti in città, o a questi indirizzi:

  • Libreria Punto Einaudi, via Carducci, Como;
  • Osteria del Gallo, Via Vittani, Como;
  • Libreria Mentana, Via Mentana, Como.

Step four >> Scarica volantino e modulo adesioni (file PDF)

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Biciamo è una iniziativa promossa da La Città Possibile – Como, con l’adesione di Legambiente – circolo di Como


«C’è chi userebbe la bicicletta: vogliamo dar loro una mano?»

Una lettera di Marco Castiglioni a La Provincia

«Su La Provincia di mercoledì 5 settembre una lettera, a firma Brigida, segnala la necessità di stazioni per il ricovero delle biciclette collocate nei pressi delle stazioni ferroviarie della città (nel caso specifico Como-Borghi), anche per prevenire il fenomeno di furti ed atti vandalici in diffusione nella nostra città. L’idea, interessante, purtroppo non è nuova: il piano di Azione di AG 21 approvato dall’Amministrazione Comunale di Como nel dicembre 2005 prevedeva in merito agli strumenti per favorire un uso diffuso della bicicletta per gli spostamenti quotidiani una serie di Azioni tra cui: Azione MT 14: Struttura deposito, affitto e piccola manutenzione delle biciclette nella stazione di Como-Borghi; Azione MT 11: Ufficio Biciclette del Comune di Como per la promozione e valorizzazione dell’uso della bicicletta. Quest’ultima tra le 8 “scelte” dalla stessa Amministrazione Comunale. Poco prima, per portare direttamente all’opinione pubblica le problematiche e le possibilità per uno sviluppo dell’uso quotidiano della bicicletta, alcune associazioni aderenti al tavolo di lavoro di Agenda 21 sulla mobilità, nella primavera 2005, promuoveva l’iniziativa BICIAMO …».

Trovate il testo integrale della lettera pubblicata su La Provincia del 14 settembre 2007, con il commento di Pier Angelo Marengo, nella sezione ^stampa^ del sito di Città Possibile:


Lettera aperta a chi crede nell’utopia concreta di una città possibile

Lettera  aperta  a chi crede nell’utopia concreta di una città possibile

Lettera aperta di Alberto Bracchi, candidato per la lista PACO alle amministrative del 27 maggio 2007 al Comune di Como

La candidatura, nello scorso gennaio, perle primarie del centrosinistra mi ha fatto percepire la voglia di cambiamento che c’è, a partire dal modo di fare politica, dal ruolo dei partiti, fino ad arrivare al modo di pensare la città, a come cambiarla, a come viverla. Il buon riscontro avuto in quell’esperienza mi ha convinto a continuare, ad accettare la candidatura nella lista di Paco a sostegno di Gaffuri, pur nell’impossibilità di spendermi, di dedicare tempo ed energie come si conviene quando si crede in un’idea. Motivi di salute mi hanno tenuto fuori dalla bagarre della campagna elettorale, che oggi vivo come uno spettatore un po’ distaccato.

Ma la passione per la città e per i suoi temi, per la sua vita di tutti i giorni, per le donne e gli uomini e i bambini e gli anziani che la percorrono in lungo e in largo, mi spinge a scrivere queste righe, rivolte a chi crede ancora nella possibilità di un cambiamento. Un cambiamento che deve partire dalla chiarezza e dalla trasparenza di chi si propone per amministrare, chiarezza di metodo prima di qualsiasi altra cosa: da anni noi parliamo di partecipazione e di cittadinanza attiva, l’abbiamo praticata con successo nei nostri progetti (prima di tutti il Ponte dei Bottini e il Parco della Valle del Cosia). Oggi il termine è quasi abusato, è nei programmi di tutti i candidati. Ma tra il dire e il fare …

Qui potrebbe nascondersi l’inganno, perchè coinvolgere realmente le persone nelle decisioni sulla città è un percorso difficile e tortuoso, in cui bisogna impegnare tutte le risorse, le competenze, ma soprattutto le capacità relazionali e umane: proprio quelle capacità che non ho visto negli amministratori uscenti, che, al di là di possibili critiche sull’operato generale, hanno toccato quella punta di cinica arroganza nella vicenda del giovane Rumesh, simbolo di tanti ragazzi che in questa città non trovano occasioni e spazi per vivere con pienezza la loro gioventù.

Bisogna che Como torni a respirare aria pulita, già detto tante volte. Non solo aria libera dalle pericolose polveri sottili, ma l’aria fresca del progetto di grande respiro culturale. Ecco quello di cui abbiamo realmente bisogno. Qualcuno obietterà “vogliamo proposte concrete”, giusto, e la risposta è subito data: è quella delle proposte sul sistema del verde dal Parco Valle Cosia fino al recupero degli spazi di vicinato, dei fazzoletti di verde fuori casa, ed è quella degli interventi per una mobilità dolce, senza motori, che ha il suo fulcro nel sistema dei percorsi ciclabili, e per una mobilità sicura per tutti con l’applicazione a tappeto dei criteri di moderazione del traffico. Cose concrete già proposte nelle schede del Piano di Azione di Agenda 21.

Il nostro obiettivo reale è quindi molto chiaro: la città a misura d’uomo e di bambino, che andiamo cercando, non è semplicemente la città funzionale e razionale con l’aria pulita, il traffico scorrevole e i servizi che funzionano. Non solo. E’ la città dei piccoli eventi, delle occasioni, degli incontri, dove il tempo riacquista valore; la città delle sequenze spaziali e degli scorci, che stupisce, dove fermarsi a contemplare, meditare, giocare. Quindi fruibile da tutti con tutti i cinque sensi. E’ la città che non intontisce l’immaginazione. E’ la città che comunica ai suoi abitanti la gioia di appartenere a una comunità.


Elezioni e smog

Quando l’aria può definirsi inquinata? Accertata la dannosità per la salute umana dei particolati fine ed ultrafine (PM10 e PM2,5), ossia delle polveri in grado di penetrare profondamente nel tratto respiratorio e qui rilasciare sostanze inquinanti, l’Unione Europea ha individuato nel livello di concentrazione di polveri sospese un criterio ragionevole per poter rispondere alla domanda, fissando i limiti massimi in 50 micron/m³ giornalieri e 35 superamenti consentiti in un anno. Se questi sono i criteri, con 122 giorni oltre i valori nel 2005 e 107 nel 2006, Como non gode di buona salute, non lontana dai 151 e 143 di Milano. Varrebbe la pena chiedere ai responsabili del Centro di Medicina Pneumotoracica cosa significhi tutto ciò in termini di patologie e di costi sociali, sia in termini di assistenza sanitaria sia di diminuzione di ore lavorate. L’aria di Como è quindi dannosa per la salute un giorno su tre . La circostanza dovrebbe impensierire insieme cittadini e amministratori locali: i secondi – impegnati a darsi i voti in vista delle prossime elezioni amministrative – si potrebbero, infatti, trovare a respirare l’aria, forse più sana ma certamente meno piacevole, delle aule dei tribunali, visto che in circostanze ambientali analoghe la Procura della Repubblica di Firenze ha appena contestato ai sindaci di Firenze e dei comuni limitrofi, al presidente della Regione Toscana e agli assessori competenti il reato di omissione di atti d’ufficio, per non aver voluto impedire il superamento dei limiti annuali di legge della concentrazione delle polveri fini nei territori di rispettiva competenza. Il Comune di Como, per bocca dell’assessore alla Mobilità, si difende accusando l’Unione Europea di fissare limiti non realistici. C’è da chiedersi cosa dirà lo stesso assessore il primo febbraio 2010, quando l’Ue abbasserà drasticamente i livelli, da 40 a 20 micron/m³ i valori massimi giornalieri e da 35 a 7 i giorni di superi consentiti in un anno. Curiosamente, sempre nel 2010 andranno a regime la gran parte degli insediamenti edilizi approvati in questi anni in ossequio al principio, tutto lombardo, della deroga urbanistica, mentre il piano della mobilità giace da anni nei cassetti del Comune. Esercizio sterile sarebbe, oggi, rileggere il programma elettorale 2002/2007 della coalizione che ha governato per questi 5 anni. Più utile sarebbe chiedere agli amministratori uscenti di dar conto delle promesse fatte e dei risultati ottenuti, e a chi si candiderà di indicare percorsi e metodologie per riportare la qualità della vita ad un livello decente. Le primarie del centrosinistra possono essere un interessante banco di prova: a condizione che si esca dalle logiche delle reciproche esclusioni e si scenda nelle mille, umanissime, problematiche della quotidianità cittadina.

Pubblicato su La Provincia del 30 dicembre 2006


Una Como presbite tra alimbicchi e tralicci

Una Como presbite tra alimbicchi e tralicci

Scrive un lettore della Provincia al direttore: “Mille firme per il cedro. Una dozzina i sottoscrittori al comitato per la solidarietà a Rumesh. Ma che razza di città è mai questa?”. Già, che razza di città è? Il cedro, malato o sano che sia, appartiene all’iconografia di questa città: come la resta, la messa in Duomo il giorno di Natale, il Tasell, le suore dell’Ospedale Valduce. Rumesh no. Nell’immaginario comasco Rumesh appartiene a un mondo fatto di persone diverse, che parlano una lingua che non è la nostra, un mondo di titoli a piena pagina su pistole, inseguimenti e pattuglie anti-writers. Un mondo ben poco rassicurante, che come tutti i mondi “altri” esige un approccio non usuale, pena l’indecifrabilità. Ovvio che i comaschi, verdi o meno, si mobilitino per il cedro mentre il comitato per Rumesh stenta a decollare, pur proponendosi di raccogliere una somma ridicola rispetto ai costi che questa città si prepara a sopportare per la Notte Bianca. Tutta qui, la spiegazione? Tutta qui, Como? Difficile dirlo: quello che è certo è che la risposta, se è questa, non soddisfa. C’è, in realtà, una Como presbite, che non legge o non legge più, per gesto o abitudine, la quotidiana aggressione alla delicata imperfezione del paesaggio urbano, carattere durevole della città europea. Una Como indifferente alle somma delle piccole mutilazioni che le vengono di volta in volta imposte in successione solo apparentemente casuale, ogni volta limando la soglia dell’attenzione dei cittadini al bello e, per l’effetto, la pienezza della cittadinanza di cui vanno così fieri. C’è una città che vede il cedro, e c’è una città che non vede i tralicci delle Ferrovie Nord, insolentemente piazzati sul cannocchiale tra la Casa del Fascio e l’abside del Duomo. C’è una città che combatte per l’ippocastano, e c’è una città che nulla dice sul fatto che da due anni l’intorno del Monumento ai Caduti si presenta agli occhi dei visitatori come la più disastrata area di cantiere e non come il contorno di un monumento famoso in tutto il mondo, priva com’è dei cipressi che Terragni voleva segnassero fisicamente un’area dedicata al raccoglimento. Per migliaia di anni si sono realizzati monumenti all’ingresso delle città in modo che il visitatore fosse simbolicamente introdotto alla cifra della comunità: oggi chi arriva a Como dall’autostrada riceve il benvenuto da un enorme alambicco. A ricordare i fasti della Como birraiola? Tutto questo sarà legittimo, ma c’è da chiedersi se sia anche opportuno. L’estetica di questa città sta cambiando: chi è preposto alla sua forma evidentemente non se ne preoccupa, ed anzi incoraggia questi mutamenti. L’importante è che siano a “costo zero” e che in cambio, magari, si tenga l’erba bassa e si sostituisca qualche fiore. Erba bassa e fiori: la perfezione di fronte a Villa Olmo in occasione della mostra di Magritte, la vergogna delle aree verdi in periferia per 365 giorni l’anno. Mille firme per il cedro, poco o niente per Rumesh. Insistere nel negare, nei fatti, che anche un ragazzo cingalese faccia parte di questa città, prefigura per Como quello che Calvino scrisse per Maurilia, dove le cartoline della vecchia città non rappresentavano Maurilia com’era, ma un’altra città, che solo per caso si chiamava come questa.
Lorenzo Spallino
Pubblicato su La Provincia, edizione di Como, del 2 giugno 2006