A chi fa gola l’ex scuola all’aperto di Via Binda?

A chi fa gola l’ex scuola all’aperto di Via Binda?

Troppo spesso ce lo dimentichiamo, ma noi, cittadini di Como, siamo titolari di un patrimonio di tutto rispetto. E’ probabile che ce ne dimentichiamo perché non ci è chiaro il suo ammontare, non conosciamo quali siano i beni di nostra proprietà né dove siano ubicati: ne abbiamo insomma un’idea vaga e, purtroppo , coloro che abbiamo chiamato ad amministrarli non ci aiutano a sollevare la nebbia in cui sono avvolti, quando basterebbe un click su un data base e tutto il patrimonio immobiliare del Comune potrebbe apparire in chiaro, con schede dedicate in modo tale da averne un quadro preciso. Non è in fondo quanto ci aspettiamo da un buon padre(una buona madre) di famiglia? Come altrimenti gestirlo al meglio se tutto non è a disposizione del giudizio di ognuno? In che stato versa questo patrimonio, a quanto sono locati i beni ed a chi? come procedono le manutenzioni ordinarie e straordinarie? senza troppa fatica, un cittadino che ne avesse l’uggia, dovrebbe poter consultare tale elenco e farsi subito un’idea di come il suo patrimonio viene amministrato, e controllare ad esempio che non ci siano locazioni a prezzi di favore agli amici degli amici od altre cose poco chiare.

Questo data base permetterebbe anche di capire meglio le scelte dell’amministrazione quando decide di alienare un bene, di capire quando insomma decide di alienare tanto per far cassa o per altri disegni, o invece perché la gestione di tale bene è diventata insostenibile. Ora il governo Berlusconi ha inserito nel D.L. 25 GIUGNO 2008, N. 112, l’articolo 58 (Ricognizione e valorizzazione del patrimonio immobiliare di regioni, comuni ed altri enti locali) un articolo che dà il via ad un preoccupante piano delle alienazioni immobiliari di proprietà dei vari enti locali. Ogni comune , sulla base e nei limiti della documentazione esistente presso i propri archivi e uffici (sob, sob, sob! in quale stato versa tale documentazione?) individua i singoli beni immobili non strumentali all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, che, inseriti nel piano di dismissioni, diventano patrimonio disponibile. Il che è preoccupante perché molti comuni non hanno ancora redatto il loro PGT e non si capisce quindi come possano procedere all’alienazione di determinati immobili prima di aver ad esempio redatto il proprio Piano dei Servizi. Il tutto mentre da più parti cominciano a sollevarsi dubbi sulla legittimità costituzionale della disposizione.

Ma torniamo a Como. Cosa bolle nella pentola della nostra amministrazione? A saperlo! Voci di corridoio vorrebbero che la Giunta Bruni abbia dato avvio ad una prima ricognizione di alcuni beni suscettibili di finire in tale elenco. Si sa da notizie di stampa, che il Comune ha difficoltà a reperire i fondi anche per l’ordinaria amministrazione( semafori e pensiline rotte ecc, ecc,) non paiono quindi prive di fondamento le voci che parlano di un elenco di almeno 5 beni pronti ad essere venduti. Uno di questi parrebbe essere l‘ex scuola all’aperto di Via Binda. Forse non la conoscete ed è un peccato perché merita la nostra attenzione.

Eccone brevemente e per sommi capi la storia. Correva l’anno 1925 quando il comune di Como acquistava con atto n. 11927 rogitato presso il notaio Gaetano Maspero, dai Sigg Arturo ed Ettore Pozzi alcuni appezzamenti di terreno ai mappali 1010-2308-2871- del comune di Como, per una superficie complessiva di 4290 metri quadri, in località Garzola Inferiore , con lo scopo di costruirvi una “scuola all’aperto” per bambini e ragazzi con problemi di salute.Il luogo era particolarmente idoneo ad una scuola all’aperto perché posta sotto la collina di Brunate, in posizione solatia, lontana quanto basta dalla città ed immersa nel verde. Fu quindi costruito un edificio principale e la scuola iniziò la sua attività. Verso la fine degli anni 50 fu costruito un secondo corpo più ampio, ed un’abitazione per il custode. Con gli anni la città è cresciuta e la scuola si è trovata via via circondata da ville e abitazioni, ma ha mantenuto intatto il suo parco; da una quindicina d’anni non è più utilizzata come scuola ed è stata data in affitto ad un’associazione di Boy Scout.

Perché venderla? Se l’attuale giunta non sa prevederle un futuro diverso da quello che le verrebbe dato da un privato che la vede, anche grazie all’aumento di edificabilità di cui potrà godere, come un ghiotto boccone per un’ottima speculazione immobiliare, siamo capaci noi proprietari di questo bene di trovare una soluzione meno scontata ed immaginare per lei una seconda vita di cui andare fieri? Se volete andare a vedere dov’é e come sta (benissimo!) approfittatene per fare una passeggiata lungo la scalinata che la costeggia, quella che da Via Binda, angolo via Gorizia porta alla Strada per Brunate.

Eccovi intanto qui alcune foto e la mappa per trovarla.

Risorse:
Al vaglio cinque immobili. La Città Possibile: «Ma non alienate via Binda»
Logo Acrobat: indica che il documento è in formato PDF La Provincia 2.12.2008


Como non ama ciclisti e pedoni – È ultima tra le città lombarde

Como non ama ciclisti e pedoni – È ultima tra le città lombarde
Verde, piste per le due ruote, zone a traffico limitato: 70° posto in Italia
La Provincia 24 novembre 2008

Como? È nemica dei ciclisti e dei pedoni. Almeno stando alla classifica sulla «pedonalità» e «ciclabilità» dei comuni italiani pubblicata ieri dal «Sole 24 Ore», che riserva alla nostra città un poco onorevole settantesimo posto su 103 capoluoghi. Como si ferma a quota 18 punti (il punteggio massimo è 100) e fa registrare il risultato peggiore tra le città lombarde, insieme a Bergamo. Lontana anni luce da Mantova, che guadagna addirittura la prima posizione a livello nazionale, Como viene superata nettamente anche da Cremona (quinta), Sondrio (13ª), Pavia e Lodi (diciottesime), Brescia (23ª). Davanti a Como figurano pure Milano (52ª), Varese (66ª) e Lecco (68ª) e il dato comasco è anche ben al di sotto della media nazionale (34 punti). L’indice usato per stilare la graduatoria è stato ottenuto considerando alcuni indicatori contenuti nella ricerca «Ecosistema Urbano», effettuata da Legambiente sulla base dei dati 2007 forniti dai Comuni. In particolare, sono stati presi in esame i parametri relativi a isole pedonali, piste ciclabili, zone a traffico limitato e verde urbano fruibile. Per ogni indice è stato assegnato un punteggio, che ha poi avuto un peso diverso nel determinare il risultato complessivo.
Le brutte sorprese per Como arrivano in primo luogo dai metri quadrati di verde a disposizione di ogni abitante: in media sono solo 4,97 e la nostra città si piazza all’ultimo posto in Lombardia (68ª a livello italiano). Pessime notizie anche sul fronte delle piste ciclabili: Como è 65ª (con 1,70 metri a cittadino) e solo nona in regione.

E adesso cosa dirà la gioiosa macchina da guerra della comunicazione di Palazzo Cernezzi? E il mitico Ufficio Biciclette?



“Le classi ponte? Sono inutili” Così spiegano i linguisti.

“Le classi ponte? Sono inutili” Così lo spiegano i linguisti – Scuola
di SALVO INTRAVAIA

I linguisti italiani bocciano le classi-ponte. Attraverso una dettagliata relazione, ben quattro società linguistiche nazionali bollano come “non chiara”, “poco perspicua” e “inefficace” la mozione proposta dal parlamentare della Lega Nord, Roberto Cota, e da altri 26 deputati della maggioranza, sulle classi di “inserimento” per gli alunni stranieri. L’elenco delle critiche al metodo e alle soluzioni proposte dalla mozione-Cota è lunghissimo e non lascia scampo a troppi dubbi. “E’ opportuno – spiegano gli specialisti della materia – che si continui ad immettere i bambini e gli adolescenti non-italofoni nelle classi normali”.

Gli esperti di Sig (Società italiana di glottologia), Sli (Società di linguistica italiana), Aitla (Associazione italiana di linguistica applicata) e Giscel (Gruppo di intervento e studio nel campo dell’educazione linguistica) attraverso un ampio documento smontano pezzo per pezzo quella che a tantissimi sembra un atto di discriminazione nei confronti dei figli degli stranieri. E contro la “discriminazione transitoria positiva”, come la chiamano gli stessi estensori della mozione, chiamano in causa i principi della Costituzione italiana e la Convenzione sui diritti dell’infanzia, emanata nel 1989 dalle Nazioni Unite. Ecco i motivi.

La premessa. Il problema “vero” dovrebbe essere quello dell’inserimento “di bambini e adolescenti non-italofoni nelle classi della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado con l’obiettivo di favorirne la massima integrazione scolastica”. Secondo le Società scientifiche in questione il problema è posto in termini “non chiari e parzialmente fuorvianti nelle premesse della mozione”. Il perché è presto detto. Il documento elaborato da Cota & company parla di “nomadi”, “alunni stranieri”, alunni con cittadinanza non italiana”, “bambini immigrati” (ed altro) come se si trattasse della stessa cosa “oscurando il tratto rilevante che è quello della conoscenza della lingua italiana”.

Tra gli oltre 500 mila alunni stranieri presenti nelle scuole italiane, infatti, almeno un terzo è nel nostro Paese e si esprime perfettamente in italiano. Il provvedimento andrebbe indirizzato agli “alunni non-italofoni” che andrebbero distinti per fasce d’età visto che l’apprendimento della lingua dipende in primo luogo dall’età. Ma non solo: gli esperti criticano anche i dati (tasso di promozione e ripetenza) degli alunni stranieri utilizzati per giustificare le classi-ponte che, secondo i linguisti, “abbisognano di essere scorporati e ricanalizzati”. La censura non risparmia neppure il cuore del problema: il “diverso grado di alfabetizzazione linguistica” che a loro parere riguarda soltanto le “capacità di scrittura e lettura” anziché “la competenza linguistica” a tutto tondo.

Il metodo. Gli esperti disapprovano la mozione-Cota anche nel metodo, che definiscono “incongruente”. Vincolare l’ingresso degli studenti stranieri al superamento di un test viene considerato “inopportuno” perché non si specifica l’obiettivo: “testare la competenza linguistica in italiano o altri tipi di conoscenze”? E in quale lingua andrebbe formulato il Test? Anche la scadenza temporale entro cui superare il test (il 31 dicembre di ogni anno) viene stigmatizzata perché costringerebbe coloro che non superano la prova (o coloro che arrivano in Italia dopo tale data ma hanno le competenze linguistiche richieste) a rimanere in “classi differenziali” per un intero anno. Ma la proposta delle classi-ponte sarebbe, addirittura, “inefficace e inattuabile” in quanto porterebbe alla formazione di classi di “una o due unità”. E cosa c’entrano le indicazioni di un “curricolo formativo essenziale” con temi che riguardano l’Educazione civica con le competenze linguistiche?

Le proposte. Dopo avere ampiamente criticato e motivato le stesse critiche alle classi-ponte, gli esperti indicano al governo la via da seguire per una soluzione razionale del problema. “Il riordino della materia è auspicabile partendo dalle esperienze maturate sul campo, generalizzando le buone pratiche ed eliminando errori ed inefficienze”. Dalle esperienze condotte da diversi lustri in scuole e università italiane “è emerso che l’acquisizione di una L2 (seconda lingua, ndr) è tanto più facile, rapida, completa quanto più giovane è l’età del soggetto apprendente e quanto più piena è l’immersione nella nuova realtà linguistica e culturale”. Occorre, poi, fornire, attraverso corsi di aggiornamento, a tutti gli insegnanti italiani gli adeguati strumenti per affrontare il problema e ricorrere al “sostegno linguistico” (facilitatori linguistici) per alunni e genitori sia in classe sia fuori dall’orario scolastico.

(La Repubblica – 20 novembre 2008)


Castagnata 2008: chi c’è c’è ….

Castagnata 2008: chi c’è c’è ….

Mooolto meno poetiche di quelle scattate dal nostro Presidente, ( vedi post precedente). Più prosaicamente un fermo immagine sulla presenza dell’associazione, in una tiepida giornata d’autunno, tutta da ricordare.
Le foto le trovate qui


GIORNO D’IRA IN SAN FEDELE A COMO

GIORNO D’IRA IN SAN FEDELE A COMO
Progetto Memoria e verità 2008-2009 in ricordo delle vittime di stragi e terrorismo- dedicato alla famiglia Mauri Bosio scomparsa nella strage alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980.

NodoLibri presenta

Giorno d’Ira
Tragedia in un atto infinito

Cantata per voce narrante, soli, coro e strumenti
Testo Gerardo Monizza
Musica Carlotta Ferrari Valcepina
Canzoni Marco Belcastro

Como Basilica di San Fedele
Giovedì 20 novembre 2008 ore 21 [ingresso dalle 20.30]
[prima rappresentazione]

Una produzione Università Popolare Como. Auser
con Associazione Memoriacondivisa Bari e Como

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
patrocinio
Provincia di Como
Comune di Como
Camera di Commercio di Como
e con
Prefettura di Como
Diocesi di Como
e con la collaborazione
Ministero della Pubblica Istruzione Ufficio Provinciale Scolastico

Solisti: Simona Vergani, Ida Di Vita, Gaia Leoni, Mattia Mulé
Strumentisti: Paolo Valcepina [pianoforte], Maurizio Aliffi e Paolo Camporini [chitarre], Anna Camporini [violoncello], Alessandro Pontiggia e Viola Fai [percussioni]
Voce narrante Fabrizio Nocilla

Coro Hildegard von Bingen
Coro giovanile dell’Istituto Teresa Ciceri di Como

Maestri collaboratori al pianoforte: Deborah Chiantella, Sonia Iaconis, Antonello Rizzella

Direttore Tiziana Fumagalli

Regia Gerardo Monizza e Simona Vergani
Movimenti Maria Pia Roncoroni
Assistente alla regia Andrea Monizza

Audio e luci Fernanda Audio Light Service
La scultura Ares è di Lux Bradanini

Hanno collaborato: Doina Dinu Palade, Claudio Fontana, Roberta Pomoni

In collaborazione con Basilica di San Fedele in Como, Autunno Musicale Como, Teatro Sociale Como e IPSAIC Istituto Pugliese per la Storia dell’ Antifascismo dell’Italia Contemporanea

ATTENZIONE. L’ingresso è gratuito ma è necessario prenotare il posto (non numerato) telefonando al numero 031-243113 (fino ad esaurimento dei posti disponibili).

http://www.nodolibri.it

Nodo Snc
Via Volta, 38 – 22100 Como, Italia
Tel: +39031 243113 :: Fax: +39 031 273163
Email: info@nodolibri.it


Comitato referendario ^S. Anna ai comaschi e un tetto per tutti^

Comitato referendario ^S. Anna ai comaschi e un tetto per tutti^

PACO (progetto per amministrare Como) ha promosso, insieme ad altri consiglieri comunali ed esponenti della società civile, la nascita del Comitato referendario “S. Anna ai comaschi e un tetto per tutti” per l’indizione di due referendum, i cui quesiti sono stati depositati l’1 ottobre 2008 al Comune di Como. Dopo la dichiarazione di ammissibilità dei quesiti la campagna per la raccolta firme è iniziata sabato 18 ottobre 2008.

1° quesito referendario (S. Anna prevalentemente pubblico):Condividi la necessità di un vincolo di destinazione urbanistica all’area occupata dall’attuale Ospedale S. Anna che assicuri, per il futuro, la presenza in tale area di una “cittadella della salute” e che riservi una quota prevalente, comunque non inferiore al 60% del totale, a “Servizi alla persona?

2° quesito referendario (Struttura di accoglienza permanente):Condividi la necessità che il comune di Como si doti e mantenga aperta, per l’intero anno solare, una struttura minima destinata ai “senza fissa dimora”, che consenta il ricovero notturno e l’accesso ai servizi igienici essenziali ?

Città Possibile condivide l’iniziativa. Vi invita ad aderire sottoscrivendo la richiesta di referendum:

  • all’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) del Comune (entrata via Vittorio Emanuele, piano strada, immediatamente a sinistra);
  • ai tavolini che trovate sulle strade a questo elenco e in queste date.