Via al cantiere delle paratie di Como, tre anni per rifare il lungolago

da CiaoComo.it
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martedì 08 gennaio 2008

Parte ufficialmente oggi ed andrà avanti per quasi tre anni. Tanto sarà il tempo necessario per completare il cantiere delle paratie anti-esondazione di Como. Il via ufficiale proprio oggi dopo che, in una conferenza stampa, sindaco Bruni ed assessore Caradonna hanno confermato la validità del progetto. Il primo cittadino ha certato subito di rassicurare Como ed i comaschi:”Comprendo la preoccupazione diffusa della gente, ma voglio rassicurare tutti. Non ci saranno disagi ed i lavori saranno costantemente monitorati. La ditta appaltatrice è seria. Siamo fiduciosi. Partiano sotto i migliori auspici“.

Il cantiere, che prevede il rifacimento e l’allargamento della fascia a lago di Como dai giardini fino a piazza Matteotti, durerà 3 anni e sarà suddiviso in tre lotti specifici. La passeggiata sarà allargata fino a 21 metri e le rive alzate di 70 centimetri per poter difendere Como dalle esondazioni del Lario. Non solo: previsti anche nuovi arredi, verde ed illuminazione. Nel sottosuolo prevista anche una nuova rete fognaria. Le paratie saranno a scomparsa (nel senso che non si vedranno dalla passeggiata) e costeranno circa 50.000 euro all’anno di manutenzione. I soldi del finanziamento (15 milioni di euro) arriveranno a Como dalla Regione.

Quando si dice la sfortuna …


Ul pancùn!

Ul pancùn!

[…] In pratica le cosiddette “paratie a ventola” (illustrate anche nei cartelloni affissi sul cantiere) saranno sostituite da lastre di alluminio, ciascuna alta 30 centimetri e lunga 3 metri da appoggiare manualmente. Tecnicamente nessuno sa come sono fatti ed è stato affidato dal Comune un incarico ad hoc per la loro progettazione, visto che non esistono sul mercato. Più di 500 di questi panconi saranno tenuti in appositi magazzini […] e posizionati utilizzando apposite guarnizioni nei vecchi parapetti in ferro modificati. A montarli saranno squadre di operai e l’idea è quella di creare un muro di alluminio per fermare l’acqua.

La Provincia, 6 maggio 2011

Dicesi pancone un manufatto la cui funzione é quella di intercettare e/o deviare un flusso d’acqua in un canale o in un bacino. Tale operazione è eseguita manualmente o con mezzi di sollevamento esterni. Il pancone può essere costruito in un unico pezzo od essere composto da più elementi che vanno inseriti uno dentro l’altro fino a raggiungere il livello desiderato.

Se facciamo bene i conti, 500 panconi lunghi 3 metri danno un serpentone di 1,5 km. Come li portano? Con 500 trattori? Aggiungiamo la lunghezza dei trattori e i carrelli. Diciamo che parliamo di circa 7 metri. Facciamo anche che ne portino 5 alla volta. Parliamo di un serpentone di 700 metri. Utilizzando Google Hearth, parliamo di un’unica fila che partendo da piazza Croggi arriva fino al civico 109 di viale Lecco (il fiorista per intenderci). E se non abbiamo abbastanza trattori? Li andiamo a prendere un po’ alla volta? L’articolo de La Provincia spiega che “tecnicamente nessuno sa come sono fatti ed è stato affidato dal Comune un incarico ad hoc per la loro progettazione, visto che non esistono sul mercato. Più di 500 di questi panconi saranno tenuti in appositi magazzini (non si sa ancora quali)“. E quanto ci vuole a montare uno di questi ^panconi^? Ragionevolmente, l’unico modo di montare questi panconi é uno solo. Ossia con l’aiuto, entusiasta, della cittadinanza. Andiamo a spiegarlo:

  1. la Regione rileva il fatto che é a scarso di grana;
  2. un apposito comitato anti-crisi (generalmente detto ^Task Force^. Il golfino blu stile Bertolaso con la bandierina italiana é fornito d’ordinanza) si riunisce e decide che tra le varie alternative c’é anche quella di incrementare il livello del lago per vendere un po’ di acqua agli agricoltori;
  3. a questo punto viene allertato il Consorzio dell’Adda, il quale provvede a limitare notte tempo la chiusa di Olginate;
  4. alla mattina i comaschi si svegliano e passando per il lungo lago (a villa Geno o a villa Omo perché altrimenti non si vede niente) esclamano: ^Oh, caspita! Ma guarda come é alto il lago!^ (solo il vero comasco si accorge che il lago é salito);
  5. l’ing. Viola immediatamente (oddio …) allerta l’ing. Ferro, il quale, indossato il gessato di rito, avvisa il Sindaco il quale chiede un parere all’avv. Fabiano;
  6. ricevuto il parere dell’avv. Fabiano e accertato che nessuno è in grado di comprendere i numerosi broccardi giuridici utilizzati, il Sindaco schiaccia un bottone rosso posto sotto la sua scrivania;
  7. a questo punto numerosi altoparlanti diffusi per la città lanciano la sirena di allarme al grido ^Questa non è un’esercitazione!^. Come nel film l’Aereo più pazzo del mondo, su tutti i pannelli infotraffico (sui quali non c’é mai una sola informazione riguardante il traffico) comparirà la scritta ^NO PANIC^ subito seguita dalla scritta ^PANIC!^;
  8. tutti i cittadini di sana e robusta costituzione saranno tenuti a acquartierarsi sul lungo lago, dove attenderanno disposizioni; idem per i numerosi iscritti alla scuola dell’obbligo (se no che obbligo é?), esclusi quelli in visita alla G.M.d.T. (Grande Mostra di Turno) di Villa Olmo, i quali saranno obbligati a rientare alla Mostra, se usciti, al fine di mantenere costante il numero dei visitatori pur nel grave momento che attanaglia la città tutta;
  9. al grido dell’assessore Peverelli ^ciapa ul pancun!^, i cittadini si dirigeranno a passo spedito verso i segretissimi ricoveri, dove a gruppi di 12 verranno aggiogati a briglie che permetteranno il celere trasporto dei ^pancùn^ in loco;
  10. lì, istruiti da funzionari appositamente istruiti (é prevista diaria, innalzamento di carriera e premio economico di valutazione a fine anno), poggeranno i ^pancùn^ nelle “apposite guarnizioni nei vecchi parapetti in ferro modificati” (affermazione incomprensibile ma sappiamo che é in programma l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti, motivo per cui la cosa non ci sconvolge più di tanto).

Facile prevedere che il pancùn entrerà nell’immaginario collettivo comasco. Soppianterà la resta nelle festività, e il bar Monti non tarderà a esporre piccoli pancùn dolciari. Così anche le edicole in piazza Cavour esibiranno piccole, medie e grandi riproduzioni in scala del pancùn, per la gioia del turista. Nemmeno l’Abbondino si salverà. Ogni anno premieremo i più meritevoli con il Pancùn d’oro. La posa dei pancùn richiamerà turisti da tutto il mondo, novella e popolana alternativa allo stucchevole spettacolo del cambio della guardia di Buckingham Palace. E finalmente ci gemelleremo con una qualsiasi città olandese fronte mare, inconfessato desiderio del tutto sommato rimpianto assessore Caradonna.



Il perfido Assessore e il SuperFormiga (I)

Il perfido Assessore e il SuperFormiga (I)

Riuscirà il SuperFormiga a fermare il perfido Assessore? Minacciata dalle piene, aggredita dai turisti che vogliono vedere The Wall, in mano ai SuperAssessori e ai MegaTecnici, Comoexlake ha bisogno dei Super Eroi, che soli possono salvarla! Ce la faranno?


Il gioco delle paratie

Il gioco delle paratie


Mi sbaglierò, ma la vicenda delle paratie assomiglia sempre di più al ^dilemma del prigioniero^. Chi ha sentito parlare della teoria dei giochi, sa di cosa parlo, per gli altri suggerisco di vedere la relativa voce su Wikipedia. Per tutti ricordo che l’assunto meno immediato del dilemma è che le scelte collettive sono spesso più vantaggiose di quelle individuali. Facciamola più semplice. Chi ricorda War Games di John Badham (1983)? C’è questo ragazzino, un hacker si direbbe oggi, che riesce a convincere l’intelligenza artificiale del supercomputer della Difesa americana a non usare le armi nucleari, sfidandolo ripetutamente a tris. Dopo innumerevoli partite finite in parità il supercomputer capisce infatti che “l’unica mossa vincente è non giocare“. Non voglio dire, ovviamente, che non costruire le paratie sarebbe stata la mossa migliore. Voglio dire che in questo momento mi sembra che ci siano solo due giocatori in campo, il Comune e la stampa, e che nessuno dei due è in grado di giocare altre mosse che non siano quelle frontali. Ma soprattutto mi sembra che entrambi abbiano capito che le rispettive strategie rischiano di rivelarsi perdenti nello spietato confronto con la realtà delle cose. ^Il muro verrà abbattuto^, ha affermato più volte il Sindaco. ^Giù il muro^ ha intimato la stampa. Ma il come e il quando restano, per entrambi, non detti. La stampa, che vede allontanarsi all’orizzonte il finale di una battaglia che esige immediatezza per essere spesa, ha compreso che abbattere il muro non sarà né semplice né immediato né a poco prezzo. E così ha già dato ampi segnali di voler allargare la cerchia dei responsabili: minoranze, Provincia e Soprintendenza in un crescendo di toni che prelude alla cacofonia finale dove nessuna voce sarà più udibile (straordinari gli editoriali del Corrierino sul punto). Insomma, se è stato facile per tutti gridare ^al piccone!^, il ^dov’é il piccone?^ potrebbe compromettere la madre di tutte le battaglie. Nel frattempo i lavori proseguono, variante ^Viola^ compresa, e nulla fa presagire la soluzione del problema. Forse – forse – sedersi attorno a un tavolo per cercare di capire quale potrebbe essere la soluzione condivisa che ha auspicato Antonello Passera, presidente degli albergatori, sarebbe già qualche cosa per questa città. L’alternativa è giocare all’infinito il gioco del tris con le paratie. Il problema è che non abbiamo tempo e la gente, chiamata all’adunata, potrebbe incominciare a sentirsi tradita e, soprattutto, usata. E forse non avrebbe tutti i torti.

P.S.
Per ora si è visto un solo dimissionario: è l’architetto Marco Balzarotti, che a margine di una vivace riunione dell’Ordine degli Architetti di Como, si è dimesso dalla carica di Tesoriere per divergenze con il Presidente dell’Ordine sulla vicenda paratie. Un po’ poco, mi sembra.




Pa|ra|tì|a

Pa|ra|tì|a

pa|ra|tì|a
s.f.
1 edil. Elemento verticale che serve a impedire infiltrazioni d’acqua mentre si gettano fondazioni, o a rivestire sponde di corsi d’acqua contro le piene.
2 mar. Ognuno dei tramezzi che dividono in più compartimenti la parte interna sommersa di una nave || p. stagna, munita di porta stagna, per impedire il dilagare di acqua o gas nello scafo.


“L’uomo libero si pone delle domande, si interroga moralmente sul senso delle cose, il servo si chiede solo se ciò che accade gli é utile”

Hans Theodor Storm (1817-1888)