Magritte e la città

Magritte e la città

I quotidiani locali annunciano con una certa enfasi – in verità più il Corriere di Como che la Provincia, la quale mantiene un minimo riserbo – l’0k alla mostra su Magritte. Dato atto all’assessore Gaddi di essere riuscito a condurre in porto il suo progetto, resto sempre perplesso sul fatto se l’iniziativa debba essere letta nell’ottica di una politica di vasto raggio per Como e, soprattutto, se tale politica esista e quale sia. Ne avevo parlato in un Povertà vecchie e nuove, un pezzo pubblicato sul Pesanervi di Michele Diodati, riprendendo un intervento presso i Lions. Di quel pezzo mi piace ricordare la citazione di quello che scriveva Don Daniele Denti nella presentazione del rapporto 2002 Disagio sociale a Como e dintorni:

che futuro può avere una città di meno di 80.000 abitanti, in buona parte anziani? È una questione improrogabile. La risposta più semplice è dire che non sarà più una città. Almeno ci fosse qualcuno che teorizza questo, cioè Como città impostata solo sui servizi, sulle attività pubbliche, sulla cultura e il divertimento. Bisognerebbe dargli contro, però sarebbe almeno un’idea chiara, per quanto a mio avviso impossibile da realizzare. Invece tutti vogliamo una città viva, abitata e abitabile, accogliente e aperta alle novità del nostro tempo e assistiamo impotenti al fatto che si vada nella direzione esattamente opposta ai nostri desideri.

Il dubbio sulle politiche sociali e territoriali comasche resta: ma “abbiate pietà di quelli che sono nel dubbio” (Giuda, 22).


Maestre violente al nido: ma i genitori dove sono?

“Maestre violente al nido smascherate dal telefonino”, intitola così il Corriere della Sera di oggi, cronaca di Milano.

Li sculacciavano, li minacciavano, li costringevano a rimangiare i bocconi che avevano sputato, li chiudevano a chiave in uno sgabuzzino buio. Maestre cattive. E le loro piccole vittime: dodici bambini dai 18 mesi ai 3 anni, iscritti in un micronido nella periferia nord est della città, tra Precotto e Crescenzago. È diventata una stanza degli orrori quell’unica classe aperta a settembre al piano terra di una materna comunale. Con due «orchi» e un’eroina a salvare le sorti dei bambini: una bidella coraggiosa che ha deciso di reagire. Ha preso il telefonino e filmato tutto, percosse e punizioni. Poi, il 19 dicembre, è andata alla polizia. Pochi giorni di indagine, condotta dal pm Marco Ghezzi (tra i testimoni, la terza maestra che ha confermato tutto), e lunedì sono scattati i provvedimenti: il gip Giovanni Verga ha disposto per le due giovani donne (intorno ai 25 anni, una laureata in psicologia, l’altra con un diploma di assistente sociale) il «divieto di dimora» per il reato di percosse. In sostanza, le educatrici non potranno entrare né lavorare in quell’asilo. Il pm aveva chiesto al gip una misura più severa: gli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamenti aggravati.

Non so se – come accusano i Ds – questo sia il risultato della privatizzazione che il Comune di Milano ha da anni messo in atto sui molti servizi sociali: certo c’è da chiedersi se e quali garanzie vengano chieste alle cooperative che gestiscono gli asili nido, quale formazione abbiano gli operatori, quale ruolo giochi l’attenzione all’infanzia nella graduatoria delle priorità dell’amministrazione comunale. Sorridente, l’assessore all’Infanzia, Bruno Simini, invita, giustamente, a non criminalizzare “tutta la categoria delle educatrici”, mettendo l’accento sul fatto che la segnalazione sia arrivata dall’interno, ossia da una bidella. Il sistema, conclude, ha (o, meglio, avrebbe) quindi dato buoni risultati:

Lo dimostra il fatto che i genitori incontrati ieri mattina dai miei dirigenti erano all’oscuro di tutto. alcuni hanno addirittura fatto il regalo di Natale alle due maestre indagate.

A parte il fatto che se il “il sistema” è quello dell’affidamento in outsourcing [tradotto in italiano, esternalizzazione] dei servizi comunali, è proprio “il sistema” ad aver dato pessima prova di sè, a parte la tristezza di non leggere nelle dichiarazioni dell’assessore una sola riflessione sull’opportunità di verificare l’idoneità della cooperativa a proseguire il servizio in questione, mi chiedo: ma davvero l’iniziativa deve partire da una bidella? E’ possibile che nessuno a casa si sia accorto di niente, che i bambini a casa fossero sereni, che si comportassero normalmente? “Com’è andata oggi, signora maestra?” “Il solito. Ha fatto un po’ di capricci, come tutti, non lo facciamo più, vero Mariolino?” “Mariolino, saluta la maestra” “Non saluta … mi scusi” “Non fa niente, tanto ci vediamo domani, vero Mariolino?”


I Suv? Non salvano i bambini

I Suv? Non salvano i bambini

[Da Repubblica.it]

Chi fino a oggi ha scelto un Suv nella presunzione (legittima per carità, almeno a giudicare dalle dimensioni di queste auto) che i bambini potessero viaggiare lì sopra protetti nel migliore dei modi sbaglia: l’Ospedale per bambini di Filadelfia ha infatti appena dimostrato – con un ponderoso studio pubblicato su “Pediatrics”, rivista leader al mondo del settore – che i bambini che viaggiano su un Suv corrono gli stessi rischi rispetto a quelli che viaggiano su una normale vettura […] Sempre secondo l’Ospedale per bambini di Filadelfia, fra Suv e normale berlina alla fine il bilancio di sicurezza è pari. E per chi non ci credesse sulla rivista “Pediatrics” ci sono una marea di dati a suffragio di questa tesi, dati che arrivano dall’analisi dettagliata su 72 mila bambini fino a 15 anni di età coinvolti in incidenti stradali.

Riflessioni interessanti, anche se di un altro pianeta.


«I cantieri… e i cittadini?»

Il Sindaco di Como, StefanoBruni, annuncia: il 2006 sarà l’anno dei cantieri. Angelo Vavassori, presidente di Città Possibile, replica con garbo in un articolo pubblicato oggi su La Provincia. Potete scaricarlo e leggerlo nella pagina delle novità della Città Possibile, all’indirizzo http://www.cittapossibilecomo.org/new.htm.


La città della paura

La città della paura

Da qualche tempo noto segni, o intenzioni, inquietanti in città: recinzioni e telecamere. Alcuni esigui spazi del centro, che siano storici (quello della Biblioteca) o nuovissimi (quello dell’ex Fulda) sono recintati da brutte cancellate. Si sono finora salvati i giardini a lago, forse per questione di costi. Vedo i progetti di ‘telesorveglianza’, 10 telecamere da installare in centro. Nel pomeriggio prenatalizio in cui l’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio e i suoi fanatici tuonano contro l’invasore islamico mi capita in mano un volantino distribuito da un gruppo di ragazzi di Como. Ne riprendo un pezzo:

… Da tempo assistiamo a campagne mediatiche e politiche incentrate sulla “costruzione del nemico”: quando una minoranza solleva un problema, o addirittura crea qualche disagio, questa viene direttamente trasformata in un attacco alla “pace sociale”. Questa campagna diffamatoria non fa altro che incrinare i rapporti e inasprire il dialogo, già peraltro difficile, quando si affrontano tematiche complesse. Il sindaco Bruni attua la stessa politica discriminatoria nei confronti delle minoranze di Como: criminalizzando, reprimendo anche con la forza e non concedendo nessuno spazio, prima ai writers ora agli islamici, senza cercare una soluzione concreta ai loro bisogni, non si fa altro che esasperare una situazione già complessa. Aprire un vero dialogo e un confronto orizzontale fra le parti in causa (nel nostro caso musulmani, giovani, writers), le amministrazioni locali e la popolazione, non è che il primo passo verso l’integrazione. Concedere spazi (fisici e culturali) a queste minoranze non farà altro che arricchire la nostra cultura senza creare quel clima di tensione indotta, tanto dannoso alla società. L’IGNORANZA CREA INTOLLERANZA …

Mi colpisce un aspetto: i ragazzi si sentono ‘minoranza emarginata’ tanto quanto i musulmani: niente considerazione, niente spazi dove trovarsi. Concordo sullo slogan e aggiungo: la paura avanza. E come ci ricorda Elisabetta Forni: “Si comunica poco e male, perché manca o è insufficiente una risorsa fondamentale: la fiducia. La città non garantisce certezze -se non purtroppo spesso in negativo- (….) . La città diventa allora l’altro da sé: portatore o creatore di mali reali o immaginari. Non è più un luogo da esplorare e nel quale apprendere attraverso l’esperienza, ma un mondo da cui difendersi, se è il caso”.
Forse anche con l’aiuto e la partecipazione di quei ragazzi, che non hanno certamente paura, si può provare a migliorare la città.


Agenda 21: un “processo” o un pacco natalizio?

Agenda 21: un “processo” o un pacco natalizio?

Il Piano d’Azione di Ag.21 Como viene presentato il 7 giugno 2005. Costituisce uno degli esiti intermedi di un processo, a cui partecipano gli attori rappresentativi della comunità locale (liberi cittadini, associazioni, enti di ricerca…). Contiene 66 azioni strategiche per la sostenibilità del territorio. Sei mesi dopo, la Giunta comunica di volere realizzare 8 delle 66 azioni. Una scelta fatta in perfetta solitudine ma “sulla base di precisi criteri”, come puntualizza, enumerandoli, l’Assessore all’Ambiente D’Alessandro. Qualcosa però non mi torna. Decido di cercare quali passaggi formali fossero previsti dopo la presentazione del Piano. Perché Ag.21 è un processo che il Comune gestisce in autonomia, ma facendo riferimento a precise linee guida, elaborate a livello nazionale e riprese da regolamenti attuativi comunali. Sul sito del Comune è on line un’intera biblioteca: centinaia di pagine di testi e documenti. Fortunatamente, l’Amministrazione ha incaricato un esperto di sintetizzare le strategie da attuare dopo il 7 giugno. Le centinaia di pagine si riducono a tre punti:

  1. Approvazione del Piano d’Azione nel suo complesso da parte dell’Amministrazione Comunale
  2. Valutazione e verifica delle priorità da parte dell’Amministrazione e degli altri attori coinvolti
  3. Programma di implementazione con scadenze periodiche di monitoraggio

In sei mesi la Giunta non ha trovato il tempo di condividere la scelta di priorità e criteri con nessuno degli attori coinvolti, riprendendosi in un sol colpo le proprie prerogative. Questa è proprio la prassi consolidata, che Ag. 21 metodologicamente vuole scardinare. Apro a caso uno dei documenti della biblioteca: le Linee Guida Anpa. I passaggi successivi alla presentazione del Piano sono descritti nel paragrafo 8 (“Dalle parole ai fatti”). Una breve citazione:

il rischio che dopo il ‘bagno di folla’ che precede l’adozione del Piano da parte dell’Autorità locale, si manifesti una tendenza a ricondurre all’interno dell’Amministrazione la fase gestionale è tutt’altro che remoto (la logica del ‘non disturbare il manovratore’ è ancora ampiamente radicata).” (pag.153)

Ma scorrendo l’intero documento, una frase ritorna incessantemente: Ag.21 è un processo e non un prodotto (o un pacco dono) confezionato (per Natale).


PM10: Como e la cattiva informazione

“INQUINAMENTO: 9 CITTA’ SU 14 HANNO SUPERATO PER 35 GIORNI IL LIMITE DI PM10” Al 30 giugno in testa Torino con 104 giorni di superamenti, seguono Bari (91), Venezia (87) e Milano con 80. Quindi Roma con 67 sforamenti, Firenze con 63, Cagliari 55, e Palermo 41. Così intitola oggi ANSA. E Como dov’è? Questo è chiaramente un esempio di pessima e tendenziosa informazione. Perchè si vuole escludere Como? Al primo dicembre noi eravamo a 96 giornate di superamento [fonte: Ciaocomo.it]: chissà a quanto siamo adesso*! Abbiamo già pochi motivi per primeggiare, vogliamo toglierci quelle poche occasioni? Dov’è l’Ufficio Stampa del comune? Perchè non interviene? [Ps: per calcolarsi da soli i valori di PM10 o di altri inquinanti nell’arco temporale che più aggrada http://www.arpalombardia.it/qaria/richiesta.asp]

* Segue aggiornamento: La Provincia di Venerdì 16 dicembre comunica il raggiungimento di 108 superamenti al 14.12.2005. Con un po’ di impegno a 120 ci arriviamo.


Agenda 21: la querelle continua ma il Comune va avanti

Agenda 21: la querelle continua ma il Comune va avanti

«Il Comune non snobba l’ambiente». Così replica il Sindaco di Como alle critiche del coordinatore dimissionario di Agenda 21, Giovanni Bartesaghi. Palazzo Cernezzi ha investito 347mila euro e intende portare avanti comunque gli 8 progetti individuati: vedremo cosa succederà in una delle città più inquinate d’Italia. Nel frattempo il Comune ha nominato il nuovo responsabile nella persona dell’assessore Umberto D’Alessandro, il quale non ha perso tempo per rimandare al mittente le accuse di scarsa concretezza ed anzi accusando Bartesaghi di incoerenza: «Non si capisce – dice – come chi ha avuto per tre anni la responsabilità di far camminare Agenda 21 ora venga a dar lezioni, lanciando accuse di fallimento e attribuendo responsabilità a tutti fuorché a se stesso» «Le otto azioni sono parte del programma allegato al prossimo bilancio: più concreti di così non potevamo essere». Per sapere quali sono queste otto azioni basta andare sul sito del Comune di Como. Diciamo che data la gravità della situazione fanno un po’ sorridere: mentre si parla di istituire un Servizio Volontario di Vigilanza Ecologica, al primo dicembre erano stati superati 96 (novantasei) volte i limiti massimi previsti per legge per la concentrazione di polveri sottili . Anche per sapere quali competenze possiede l’assessore ai parcheggi e ai trasporti per essere stato scelto per guidare Agenda 21, basta andare sul sito del Comune di Como: diploma Scuola Media Superiore, sottufficiale della Guardia di Finanza in congedo dal 2002, Cavaliere della Repubblica (se – curiosi – volessimo poi sapere quali competenze aveva Giovanni Bartesaghi, possiamo facilmente trovare un suo curriculum su internet). Il nuovo responsabile di Agenda 21 ha dichiarato negli scorsi giorni di valutare favorevolmente l’ipotesi di realizzare nuovi parcheggi sotterranei in pieno centro, in prossimità alle mura spagnole di viale Varese: chiaro che l’espressione ^attrattori di traffico^ appartiene ad una letteratura scientifica (incolpevolmente, data la formazione) sconosciuta all’Assessore. E’ vero che l’affermazione è stata fatta prima della nomina in questione. San Paolo [nell’immagine] si convertì sulla via per Damasco: in tempo di Avvento possiamo forse sperare nella conversione dell’assessore D’Alessandro sulla lunga strada che conduce ad Agenda 21.


L’elefante, il topolino e … le biciclette: Agenda 21 a Como

L’elefante, il topolino e … le biciclette: Agenda 21 a Como

L’elefante ha partorito il topolino.
Dopo quasi cinque anni di lavoro, e tante risorse – economiche e umane – spese, l’Amministrazione Comunale dà il via a ben 8 azioni delle 66 del Piano d’Azione di Agenda 21. Alcune, come l’attivazione di una rete di controlli analitici sulla fognatura comunale e sugli scarichi delle acque reflue industriali o la campagna di informazione per l’allacciamento alla rete fognaria comunale mettono in luce un’amara verità: ci voleva Agenda 21 perchè si desse il via ai normali adempimenti di un Comune come il controllo della rete fognaria. Altre riguardano campagne di informazione sul risparmio energetico o sulla promozione della nuova megastruttura a parcheggio di Valmulini (ticketing-park & ride). Ma una ci interessa in particolare: la costituzione dell’Ufficio Biciclette per la promozione e la valorizzazione dell’uso della bicicletta [nelle foto, l’iniziativa Biciamo! promossa da Città Possibile lo scorso 7 maggio 2005]. Ok, è il primo passo da fare. ” In collaborazione con CSU verranno progettate azioni di sensibilizzazione”. Non si capisce: viene istituito o no l’Ufficio Biciclette? La Giunta Comunale, nella seduta del 24 novembre 2005, dà incarico all’Ufficio Comunicazione di contattare gli enti coinvolti per stabilire gli specifici livelli di collaborazione … Tutto qui. Avrà ragione Giovanni Bartesaghi, ex responsabile di Agenda 21 recentemente dimessosi accusando di disinteresse l’Amministrazione comunale?


E poi dicono dei writers

E poi dicono dei writers

Qualche giorno fa ho visto un servizio su ETV

dove si parlava, scandalizzati, di interventi di
writers + discarichers sotto il nuovo viadotto-grande opera canturina-oltrecolle.
A lato alcune immagini di quello che ho trovato io questa primavera, cioè più di un anno dopo il regolare collaudo dell’opera la quale, in un fantomatico studio di verifica di impatto ambientale prevedeva interventi a verde di mitigazione. Oltre a quelli non sono state realizzate le minime opere di sistemazione delle rive dopo gli scavi di sbancamento, per non parlare di opere di ripristino-ricucitura della strada preesistente (valmulini sud) o di messa in sicurezza dei punti pericolosi (vedi parapetti sul fiumeaperto con provvisori new jersey in plastica. A parte il fatto che viene da chiedersi se queste opere sono state pagate, viene da affermare: ben vengano i writers.
good bye
marco c.