IN GIRO PER REBBIO – “CICLO-CASTAGNATA”

IN GIRO PER REBBIO – “CICLO-CASTAGNATA”

DOMENICA 18 NOVEMBRE dalle ore 14.00

Ritrovo presso il Parco Negretti a Rebbio (accesso da via Palma e via Guido da Como)
IN GIRO PER REBBIO – CASTAGNATA
la “Biciclettata” si trasforma in proiezioni diapositive e passeggiata con visita guidata
come curiosi viaggiatori alla scoperta (o alla ri-scoperta) di questa parte della citta’:
parco Negretti – borgo antico rurale di Lazzago – parco di villa Giovio – chiesa parrocchiale di s. Martino – piazza Camerlata – ex sanatorio “G.B. Grassi” – area detta “ex Trevitex” – liceo scientifico “P. Giovio” – villa per un floricoltore progettata dall’architetto G. Terragni – Termine del percorso, con ristoro presso il Parco Negretti
– Laboratori e giochi per bambini e ragazzi (3-13 anni)
– Tornei Sportivi (dai 14 anni)
– accensione del fuoco per la caldarrostaia
– zucchero filato, merende etniche e nostrane
– caldarroste per tutti (offerta libera)
la città possibile como sarà presente con uno stand per proporre e far proporre idee per migliorare la mobilità leggera di Rebbio e dintorni.
Per visualizzare il video promozionale: clicca quì
Evento facebook: clicca quì
Associazioni coinvolte:
NOI associazione
la città possibile como
C.A.G. Oasi
U.S. Alebbio 1954
Associazione genitori rebbio camerlata
ACLI Como
Questa Generazione Cooperativa Sociale
UICI – Unione italiana ciechi e ipovedenti
Cooperativa Lotta Contro l’Emarginazione
Legambiente – Circolo Angelo Vassallo Como

Mobilità e ambiente. Incontro con i candidati alle primarie del centrosinistra. Riflessioni

Riprendo e metto nero su bianco le riflessioni fatte all’incontro di Lora del 4 novembre 2011:

1 Partecipazione: L’articolo 1 dello Statuto della Città Possibile di Como cita i termini ‘Ecologia urbana e cittadinanza attiva’. Siamo nel 1994 e, quando nessuno ancora ne parla, l’associazione sperimenta sul campo la ‘partecipazione’, lavorando soprattutto con i bambini nelle scuole sui loro spazi, i cortili e i giardini delle scuole, riprogettandoli insieme e realizzando le idee con l’aiuto di genitori e insegnanti. Stessa esperienza, ad un livello più esteso, con il Ponte dei Bottini e il Parco della Valle del Cosia. Ovvero la partecipazione dal basso. Successivamente la nostra esperienza passa attraverso Agenda 21, il primo esperimento di partecipazione ‘istituzionale’, ricordo che nasce dalla conferenza di Kyoto e dalla carta di Aarlborg (a cui per altro aderisce anche Como, sindaco Botta). Sappiamo come è andata a finire: tutto l’appassionato e competente lavoro dei soggetti partecipanti, sfociato nelle 67 schede d’azione, affossato e messo nel cassetto da un’Amministrazione che in realtà non aveva nessuna intenzione di avviare reali processi partecipati. Poi arriva la nuova normativa urbanistica regionale e ognuno (in teoria) può dire la sua su PGT e Piani Attuativi attraverso le procedure di VAS. Ma qui il tiro si alza e chi può realmente partecipare? Grazie alle nostre competenze che nell’associazione riuniscono architetti, avvocati, sociologi e agronomi, riusciamo a fare proposte per il PGT, sotto lo slogan ‘vogliamo una città da fiaba’ sui nostri temi principali, il verde e il Parco Valle del Cosia, la mobilità dolce e la ciclabilità, i lavatoi comaschi e il tema dell’acqua. Ma ci fermiamo qui, perchè dopo la VAS dell’ex S.Anna, in cui riusciamo ad avere un certo seguito, non abbiamo più le forze e le possibilità di seguire tutte le VAS che si sono succedute sui Piani Attuativi in itinere. Allora la proposta è: ritroviamo nuove modalià di partecipazione dal basso, su temi locali.

2 Lungolago paratie ed esondazioni: concordo con tutto quanto è stato detto dai candidati, in particolare sulla rinegoziazione con Sacaim e con la Regione per portare a termine l’opera limitando i danni, e rimango della mia idea originale, quella della totale inutilità dell’opera idraulica (sì invece a un intervento leggero di riqualificazione della passeggiata) e rivendicando la ‘poesia del lago in piazza’, evento eccezionale che, come una forte nevicata, è una sorta di rivoluzione, blocca il traffico, porta il silenzio in città, e ci costringe a fermarci e riflettere sul nostro modo frenetico di vita. Un pensiero che può suonare romantico ma che vuole riportare al centro la natura e i suoi eventi. E, in fondo, un’esondazione non fa gravi danni, che comunque vengono ripagati dalle assicurazioni.

3 Mobilità e traffico: nei programmi dei due sindaci di centro destra c’era la volontà espressa di ridurre il numero di auto circolanti in città, ma tra il dire e il fare niente si è fatto, né in termini di trasporto pubblico né di mobilità dolce e ciclabilità, se escludiamo qualche timido intervento di Moderazione del Traffico realizzato dal mio amico Piero Lorini. Allora l’obiettivo deve essere sempre quello, riduzione graduale del numero di auto circolanti in città, anche in periferia, e sul come fare è stato detto bene dai candidati, con una politica della sosta rigorosa, con il potenziamento del trasporto pubblico, con l’estensione delle ZTL, con il favorire gli spostamenti in bicicletta. Ha ragione Guido Viale quando parla di ‘morte dell’automobile’ intesa per come la usiamo oggi, in modo stupido; e quindi dobbiamo smetterla di rincorrere una domanda sempre crescente, di spostamento e di sosta con l’auto (ho sentito un sindaco di un comune limitrofo dire “ dobbiamo fare i parcheggi di 3 metri per 6 perchè se no non ci stanno i SUV” … demenziale!) e renderci conto che non si tratta solo di inquinamento dell’aria e relativi danni alla salute ma anche di spazio rubato (soprattutto agli utenti più deboli della strada) e tempo rubato. E infine non dimentichiamoci il problema dell’incidentalità, che, seppure in lento miglioramento grazie ad auto più sicure e soccorsi più efficienti, fa ancora morti e feriti (il 75% in aree urbane) fra gli utenti deboli, pedoni ciclisti. E su questo tema c’è ‘Visione 0’, una politica complessiva che mette al centro la Moderazione del Traffico (sperimentata dalla Svezia, dalla Svizzera, e promossa in Italia dalla Città Possibile di Torino) che mira a ridurre a zero le cause dell’incidentalità così come si fa per il trasporto aereo o ferroviario.

Alberto Bracchi


A Como, con Mario Lucini, alla ricerca del PGT fantasma…..

A Como, con Mario Lucini, alla ricerca del PGT fantasma…..

Può un’associazione che ha tra i suoi obiettivi  
“comunicare  ai suoi abitanti (donne e uomini, adulti e bambini, giovani e anziani) gioia di abitare, piacere di appartenere a un luogo e a una comunità, possibilità reali di scegliere il proprio ritmo ….. diffondere questo messaggio culturale attraverso realizzazioni concrete che riguardino la sistemazione e la gestione di spazi verdi, il migliore uso delle aree scolastiche, la realizzazione di nuove condizioni di sicurezza e vivibilità nelle strade, la creazione di nuove occasioni di incontro e di convivialità. “   
essere indifferente alla costruzione-redazione del PGT della sua città?
No non può e a dimostrazione  che non può, la città possibile como ha  presentato nei termini e nelle modalità previste,  tre proposte
  • Interventi a favore della mobilità ciclistica
  • Istituzione del Parco della Valle del Cosia
  • Valorizzazione del sistema dei lavatoi comaschi
Data di presentazione: 28 settembre 2009 ….Da allora siamo stati in paziente attesa ben sapendo che un PGT non si forma dall’oggi al domani. A marzo 2011 abbiamo ascoltato con attenzione, durante l’incontro organizzato da Confedilizia ( qui il ns résumé)  le promesse del Prof. Paolillo che dava per imminente il completamento del suo lavoro ….” Entro due mesi il nostro lavoro sarà finito”…”
Maggio è passato, anche l’estate , siamo in autunno e cosa scopriamo? 
Scopriamo, da un articolo de La Provincia di Como che il PGT é stato stampato, é un libro e se vogliamo lo possiamo acquistare!

http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Cronaca/238790_in_comune_il_pgt__fantasma_eppure_si_trova_in_libreria/

Cosa dire? Che il Prof. Paolillo, stanco di aspettare le decisioni del Sindaco, ha fatto un blitz e, da buon docente,  (é docente al Politecnico di Milano) ha pensato di  pubblicare.?.. e sia, ma non so se un fatto simile abbia al momento qualche precedente!
Mario Lucini, il paziente presidente della Commissione Urbanistica, ora tra i candidati alle Primarie del centro-sinistra di Como, ne  parlerà con Lorenzo Spallino, avvocato, docente di diritto urbanistico all’Università dell’Insubria, lunedì, ore 18:00  all’Osteria del Gallo,  via Vitani 16, Como.  
Possiamo mancare l’appuntamento? Direi di no!

Gli scatti di Parada par Tucc 2011

Gli scatti di Parada par Tucc 2011


Giovedì 15 settembre 2011 presso la Libreria Feltrinelli a Como

La mostra che racconta in 60 scatti la Parada par Tucc 2011

Alle 18.30 aperitivo di inaugurazione, a seguire spettacoli di giocoleria, arti di strada, dj set.
Parada Par Tucc e un progetto artistico-sociale che utilizza arte e creatività come elementi di unione e aggregazione. Un percorso partecipato e fondato sui valori della gratuita, libertà ed ecologia che prende vita da una serie di laboratori artistici gratuiti offerti alla cittadinanza e trova la sua espressione in una sfilata cittadina. E’ un’occasione di cittadinanza attiva in cui persone e associazioni sono invitate ad intervenire sulla (e nella) città di Corno ed alla costruzione, reale e simbolica, della realtà in cui viviamo.

L’esposizione sarà visitabile fino al 15 ottobre 2011.


Invece del city manager …

Invece del city manager …
Invece del city manager da 200 e passa mila euro … può essere un’idea. Dal sito del Corriere.it.

Facilitare la vita a chi già incontra troppi ostacoli:a questo serve la figura del disability manager

Barriere architettoniche: un problema ricorrente per i disabiliMILANO – Medici, architetti, ingegneri, rappresentanti di associazioni di volontariato ed enti locali: insieme per facilitare la vita a chi ogni giorno incontra già troppi ostacoli. Una professione loro già ce l’hanno, ma hanno acquisito competenze di “disability manager” frequentando l’anno scorso un corso di perfezionamento all’Università Cattolica di Milano . Così hanno deciso di costituire la Società italiana di Disability Manager, SIDiMa nel corso del primo convegno nazionale organizzato di recente  a Gorgo al Monticano dall’Ospedale riabilitativo di alta specializzazione di Motta di Livenza , prima struttura sanitaria in Italia ad assumere un disability manager, l’architetto Rodolfo Dalla Mora. E proprio l’esperto di progettazione accessibile è stato eletto presidente della neonata Società.

DIRETTORE D’ORCHESTRA – «Il disability manager è quel professionista con competenze specifiche che sa trovare soluzioni “su misura” per chi non ha l’autonomia o l’ha persa», chiarisce Dalla Mora. Aggiunge Adriano Pessina, responsabile del centro di ateneo di bioetica e ordinario di filosofia morale all’Università Cattolica di Milano: «Non esistono bisogni speciali per disabili, ma uomini che hanno bisogno di mezzi straordinari per soddisfare come tutti esigenze ordinarie, quali l’istruzione, la mobilità, il lavoro». E il «direttore d’orchestra» cerca di mettere in connessione le diverse realtà esistenti sul territorio: figure professionali, servizi, enti locali, associazioni.
LIBRO BIANCO – Il disability manager nel nostro Paese stenta però a decollare, sebbene sia previsto per i Comuni che superano i 50mila abitanti dal Libro Bianco su “Accessibilità e Mobilità Urbana. Linee Guida per gli Enti Locali”, curato dal tavolo tecnico istituito tra ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Comune di Parma e associazioni che rappresentano le persone con disabilità.
«Sarebbe necessario – sottolinea Matilde Leonardi, coordinatrice del comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla disabilità e responsabile dell’unità operativa di Neurologia, salute pubblica e disabilità dell’Istituto Besta di Milano -. Spesso gli interventi sul territorio sono attuati in modo frammentario, senza un piano integrato. Non si tiene conto, poi, della Classificazione ICF (l’International Classification of Functioning, Disability and Health), proposta dalle Nazioni Unite. Per esempio – continua Leonardi – , due persone che soffrono entrambi del morbo di Parkinson e abitano al 4° piano, la prima isolata, senza ascensore e senza familiari, l’altra invece in uno stabile con ascensore e  caregivers, hanno una disabilità diversa, perché sono differenti le condizioni ambientali».
UNIFORMARE LE POLITICHE – «Favorire la diffusione di questa figura strategica per uniformare le politiche di abbattimento di tutte le barriere, fisiche e culturali, che escludono o discriminano le persone con disabilità è l’obiettivo di SIDiMa – spiega Dalla Mora – . La neonata Società si propone come interlocutore di istituzioni ma anche di associazioni di volontariato e di persone con disabilità. E, per rendere attuative le linee guida del Libro bianco, chiediamo di entrare a far parte dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, presieduto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali».
ALCUNE ESPERIENZE – In alcuni comuni, come quello di Parma e Montesilvano il disability manager è un’esperienza ormai collaudata, ma si tratta di realtà a macchia di leopardo. «Occorre dare impulso alle linee guida tracciate dal Libro bianco, rendendo la figura del disability manager obbligatoria in tutti i Comuni – sottolinea Claudio Ferrante, disability manager che coordina l’Ufficio DisAbili del comune di Montesilvano – . Spesso dobbiamo ancora affidarci alla buona volontà dell’amministratore sensibile, mentre si continua a costruire con barriere nonostante le leggi che lo vietino. Vanno poi istituiti gli albi qualificati previsti dal Libro Bianco, per evitare che ci si improvvisi “disability manager”: servono professionisti con competenze specifiche, acquisite grazie a un percorso di formazione serio».
ANCHE IN STRUTTURE SANITARIE – Il disability manager esiste anche in strutture sanitarie. Si va dallo “Sportello Senza Barriere” dell’ospedale riabilitativo Motta, che dal 2007 svolge circa 300 consulenze l’anno per privati e comuni, di cui il 90% per interventi di adeguamento degli ambienti domestici, a un centro di riabilitazione umbro per bambini cerebrolesi che ha avviato “percorsi facilitati” insieme a medici di famiglia e ospedalieri per agevolare l’accesso ai servizi sanitari di persone con disabilità complessa. Dice Gianfranco Castellani, responsabile medico del Centro Speranza: «Un ragazzo autistico che non riesce a descrivere i sintomi, in attesa al pronto soccorso può sfasciare tutto. È difficile poi fare un prelievo di sangue a una persona che si dibatte e cerca di morderti e quasi impossibile eseguire un’ecografia addominale decente senza doverla tenere almeno in tre. Da qui la necessità che i medici sappiano relazionarsi con un paziente che ha una disabilità complessa».
IN AZIENDA -«Il disability manager serve anche in azienda, soprattutto in quelle di grandi dimensioni», afferma Consuelo Battistelli, che si occupa di consulenza nel public sector in IBM, seguendo in particolare progetti di accessibilità. «La legge Stanca – sottolinea Battistelli – doveva favorire l’accesso agli strumenti informatici e ai siti web, ma ad oggi solo il 4% dei siti pubblici è accessibile. Per chi ha una disabilità visiva, poi, non sono affatto accessibili i social network, come facebook, che pure sono nati per consentire di relazionarsi con gli altri. Potrebbero essere ridisegnati con alcuni accorgimenti meno strutturati da un punto di vista visivo».
NEL VOLONTARIATO – In provincia di Novara Roberta Fornara partecipa come volontaria al progetto di integrazione scolastica “Calamaio”. «Non udenti, non vedenti, malati di Sla incontrano i bambini per spiegare la disabilità – dice – . L’intento del progetto,  nato all’interno del centro documentazione handicap di Bologna e ideato da persone con disabilità, è quello costruire fin dai banchi di scuola una cultura del superamento dell’handicap, inteso come difficoltà che ci accomuna tutti e che si può ridurre a partire dalla consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse». E all’Inail, Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro , Margherita Caristi mette a disposizione le competenze acquisite come disability manager per «favorire l’inserimento di chi ha avuto un infortunio sul lavoro nella vita sociale e di relazione». 

Maria Giovanna Faiella
10 luglio 2011
Fonte: www.corriere.it  


se non ora quando?

se non ora quando?

Se non ora, quando?

Le consigliere  de La cittàpossibile como aderiscono all’appello alla mobilitazione delle donne italiane, domenica 13 febbraio 2011.
Ci vediamo a Milano in Piazza Castello alle 14,30?

p.s.
noi scommettiamo che aderiscono anche i consiglieri ed i Presidenti passati e presenti della nostra associazione,  voi no?


Il ciclope di Brunate: quando il sonno della ragione genera mostri

Il ciclope di Brunate: quando il sonno della ragione genera mostri

Da Qui Como Comune di Como e Arpa insieme per controllare le antenne radio e da La Provincia Non solo il ciclope di Civiglio Via ai controlli in tutta la città apprendiamo che il Comune di Como é partito all’offensiva sul tema antenne. D’accordo con ARPA, ci si é divisi i compiti: “il Comune di Como controllerà l’aspetto per così dire esteriore, cioè verificherà la presenza fisica dei tralicci, Arpa Lombardia di Como, invece, provvederà ai controlli sulle emissioni e sulla regolarità dell’impianto di trasmissione di onde elettro magnetiche“.

Tutte balle.

Oggi é il 9 febbraio 2011. Sono passati 9 anni, 11 mesi e 2 giorni dal 7 marzo 2001, giorno in cui venne pubbicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 22 febbraio 2001, n. 36 (“Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici“). Disponeva, dispone, l’ultimo comma dell’articolo 8 che

  • 6. I comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici.

Sul sito del Comune di Como, alla pagina ^Regolamenti^, compaiono: Regolamento per il Consiglio Comunale, Regolamento dei Consigli di Circoscrizione, Regolamento per il Difensore Civico, Regolamento disciplinante le modalità d’accesso ai documenti amministrativi, Regolamento per i Contratti, Regolamento per l’iscrizione all’Albo delle Associazioni, Regolamento per le attribuzioni delle civiche benemerenze, Regolamento per i Referendum Consultivi, Regolamento ICI (2005), Regolamento Contabilità, Piano generale degli impianti pubblicitari – Regolamento del Piano, Piano generale degli impianti pubblicitari – Abaco distributivo, Regolamento Cosap, Regolamento Pubblicità, Regolamento TARSU, Regolamento generale per le entrate, Regolamento edilizio, Regolamento per l’installazione degli apparati di ricezione satellitare, Regolamento del corpo di Polizia Locale, Regolamento speciale per la custodia di edifici comunali, Regolamento per l’assegnazione di alloggi di riserva, Regolamento per il servizio comunale di economato, Regolamento del civico museo archeologico P. Giovio, Piano di localizzazione ottimale per le rivendite di giornali e riviste, Regolamento per la disciplina di smaltimento dei rifiuti solidi urbani o assimilabili, Regolamento per la concessioni di sussidi finanziari, Regolamento servizio di aiuto per la vita indipendente, Regolamento della consulta per il settore servizi sociali, Regolamento per la fruizione dei servizi scolastici, Regolamento in merito alla attività didattica svolta dai dipendenti, Regolamento sulle incompatibilità e per lo svolgimento di incarichi esterni, Regolamento di organizzazione, Regolamento sull’accesso agli impieghi, Regolamento Part Time, Regolamento Mobilità, Regolamento legge Merloni, Disciplina delle Posizioni Organizzative, Regolamento Procedimenti Disciplinari, Regolamento della Biblioteca comunale, Regolamento per la gestione della pubblica fognatura e dell’impianto centralizzato di depurazione, Regolamento della consulta comunale della famiglia, Indirizzi preliminari per l’utilizzo di spazi pubblicitari presso cantieri, edifici comunali in genere e la compartecipazione ai relativi proventi, Regolamento per l’istallazione e l’utilizzo degli impianti di videosorveglianza, Regolamento per Albo Pretorio Virtuale, Regolamento comunale per i servizi armati appartenenti al corpo della Polizia Municipale, Regolamento per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari, Regolamento per la Fiera del Giovedì Santo, Regolamento Luna Park, Regolamento Mercato Mercerie, Requisiti per l’apertura e il trasferimento degli esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, Manuale per la gestione del protocollo informatico, dei flussi documentali e degli archivi, Regolamento per la valorizzazione e promozione del demanio lacuale – autorita’ demaniale di Como.

Del Regolamento per l’installazione delle antenne sul territorio comunale non c’é traccia.

Non basta. Era il 15 maggio 2001 quando la Regione Lombardia pubblicò sul BURL la legge regionale 11 maggio 2001, n. 11, «Norme sulla protezione ambientale dall’esposizione a campi elettromagnetici indotti da impianti fissi per le telecomunicazioni e per la radiotelevisione».

Secondo l’articolo 4 della legge regionale (Livelli di pianificazione):

  1. I comuni, entro centottanta giorni dall’approvazione della presente legge, provvedono ad individuare le aree nelle quali è consentita l’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione, attenendosi agli indirizzi formulati dalla Giunta regionale ai sensi del comma 2.
  2. Nel rispetto della normativa statale vigente, la Giunta regionale, su proposta dell’assessore competente in materia ambientale, sentite le competenti commissioni consiliari, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, definisce i criteri per l’individuazione delle aree nelle quali è consentita l’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione nonche´ i criteri per l’installazione dei medesimi.
  3. […]
  4. Nella definizione dei criteri di cui al comma 2, deve essere tenuto conto delle diverse tipologie di impianto e delle potenze erogate, delle condizioni iniziali di irraggiamento dell’energia elettromagnetica e dei relativi livelli di esposizione nonché dell’incidenza degli impianti su:
  • a) aree di particolare intensità abitativa, asili, scuole, ospedali o case di cura e residenze per anziani;
  • b) edifici di interesse storico ed artistico o altri monumenti o zone di interesse paesaggistico o ambientale.

Nella seduta dell’11 dicembre 2001, la Giunta regionale della Regione Lombardia ha emanato la DGR n. VII/7351, ossia i criteri per l’individuazione delle aree nelle quali è consentita l’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione e per l’installazione dei medesimi, ai sensi dell’art.4, comma 2, della legge regionale 11 maggio 2001, n.11.

Il regolamento dice, tra l’altro che si dovrà valutare l’inserimento dei manufatti nel contesto con riferimento alle norme e dagli indirizzi del Piano Territoriale Paesistico Regionale, con particolare considerazione:

  • degli ambiti percepibili da punti o percorsi panoramici (art.20 delle Norme di Attuazione);
  • del Piano di sistema “infrastrutture a rete” (volume 7 del P.T.P.R.);
  • delle “linee guida per l’esame paesistico dei progetti” (art.30 delle Norme di Attuazione).

Il regolamento dice altresì:

  • L’installazione degli impianti per le telecomunicazioni e la radiotelevisione dovrà essere armonizzata con il contesto urbanistico, architettonico e paesaggistico-ambientale, salvaguardando i caratteri storici, artistici, monumentali e naturalistici; gli impianti possono essere collocati su edifici aventi particolare valore storico-artistico solo a condizione che, per la loro collocazione e visibilità, siano compatibili con tali valori.

Che nel 2011 ci vengano a dire che ci si é divisi i compiti, scusate, ma francamente fa un po’ ridere (non siete un attimino in ritardo?). Mentre non fanno ridere, ma arrabbiare, tenuto conto di quanto dispone la legge nazionale e quella regionale, le affermazioni secondo cui:

  • “Dal momento che l’Arpa dà l’ok noi non possiamo fare niente” (ass. Peverelli, 9.2.2011);
  • “Ci siamo fatti spiegare dal direttore di Arpa come vengano rilasciate le autorizzazioni su carta e come vengano stabilite le attività di controllo” (Sindaco Bruni, 9.2.2011).

Ma del fatto che in quasi dieci anni non abbiate neanche pensato di adottare questo benedetto regolamento, niente?


LA CONFERENZA DI VALUTAZIONE del RAPPORTO AMBIENTALE INTERMEDIO AL PGT DI COMO

LA CONFERENZA DI VALUTAZIONE del RAPPORTO AMBIENTALE  INTERMEDIO  AL PGT DI COMO

Venerdì 28 maggio, presso la Sala Stemmi del Comune di Como, si é svolta la Conferenza di valutazione del Rapporto Ambientale relativa alla VAS del PGT e volta ad acquisire i pareri, le valutazioni ed i contributi di Enti ed Associazioni interessati a vario titolo al procedimento amministrativo in atto. Erano presenti:

Comune di Chiasso, Confindustria Como, Confartigianato Como, ANCE Como, Confederazione Piccola e Media impresa Como, Provincia di Como, i Comuni di Casnate con Bernate, Cavallasca, Cernobbio, Grandate, S. Fermo della Battaglia, ASL, ARPA, Sovrintendenza ai Beni Archeologici, Ente gestore del Parco Regionale Spina Verde e del Parco Naturale Spina Verde di Como, il Presidente della Commissione Paesaggio, Arch. Fulvio Capsoni, il Presidente dell’Ordine degli Architetti Angelo Monti, La città possibile como.

Erano inoltre presenti:
Il sindaco di Como, dott. Stefano Bruni, l’autorità procedente Dott. Alessandro Russi, l’autorità competente Ing. Roberto Laria, il Coordinatore scientifico Prof. Pier Luigi Paolillo.
Il Rapporto Ambientale–stato iniziale dell’ambiente ed indicazioni per la pianificazione del territorio– é stato redatto dal settore Pianificazione della Provincia di Como ed é stato presentato dalla dott. Paolillo e dal dott. Cantini dell’Amministrazione Provinciale di Como

Il Rapporto Ambientale é ancora nella sua fase intermedia e sarà, quando completato, oggetto di un’ulteriore Conferenza che si terrà in autunno.
Terminata la presentazione del rapporto, evidenziati i principali dati ambientali che descrivono la qualità dell’Ambiente del Comune di Como, il dott. Russi ha aperto il dibattito.

Eccone il verbale:
  • ING LARIA — La finalità della presentazione di questo rapporto intermedio é quella di promuovere il dibattito; la fase esposta non é neutra, dal rapporto emergono già alcuni indirizzi che non possono che essere opportunamente valutati. Da questa prima fase di ricognizione emerge la necessità di rispettare la rete ecologica e non intaccare trasdormazioni di suoli, come avvenuto con i passati pesantissimi interventi edificatori.
  • PROF. PAOLILLO –Gli approfondimenti devono essere inseriri dentro la Relazione di Piano che é composto anche dagli approfondimenti, altrimenti non é Piano.Si esprime apprezzamento per il Rapporrto Ambientale, per la sua finezza analitica e per le parti finali che pongono prescrizioni per le edificazioni.
  • ARPA COMO — Si chiede che PGT e VAS procedano parallelamente, che siano profondamente intersecati Si ritiene che lo strumento Provinciale debba essere condivisibile accettandone i limiti spaziali che pone sul governo dei suoli rispettandone la natura agricola ed ecologica, senza modificare la Rete Ecologica
  • PROF. PAOLILLOSe il Piano della Provincia di Como é il Piano della sostenibilità ambientale, anche quello di Como può essere letto come tale. Cura la riorganizzazione urbana e la riqualificazione delle periferie. La cartografia sarà pronta per settembre/ottobre, poi si ripasserà il tutto alla Provincia per le battute conclusive.
  • ARCH. CAPSONI Si rilevano alcune carenze rispetto agli alberi monumentali, ad es. il Cedro del Libano di Villa Olmo ed il Platano vicino ad Espansione TV, e rispetto alla serie di corsi d’acqua che scendono dalla Dorsale S. Fermo Cavallasca e che servono importanti scarichi fognari. La Commissione Paesaggio della parte che riguarda i Beni Monumentali
  • DOTT. RUSSI– Le piante di pregio verranno certificate.
  • DOTT. CARUGATI (Confindustria Como) — Il Rapporto Ambientale se é intermedio allora é a completamento ma non essendo data purtroppo la possibilità di leggere i documenti di Piano questa condizione dimezza la capacità valutativa.Il Rapporto Ambientale non é neutro. A Pag. 130 si dice che la Rete ecologica diventa il confine per il Piano urbanistico di Como. Si pone il problema sulle valutazioni e prospettive delle parti edificate della città di cui si dice poco. Si richiede che ci siano altri mpomenti di confronto.
  • PROF. PAOLILLO — L’intervento del rappresentante di Confindustria coglie gli aspetti ambientali, quelli riguardanti le infrastrutture e nel Piano c’é un ampio approfondimento e ci sono le linee conclusive ed infine anche l’aspetto tecnico e a riguardo c’é un corposo documento. Non si possono prendere impegni per la parte politica , va rilevato però che non é sufficiente l’assemblea che la Legge 12 prescrive, non basta un intessuto chiuso.
  • STEFANO BRUNI –Il documento é una sfida e deve passare nella società civile.
  • PROF. PAOLILLO — Nel Documento si rilevano due tipi di approfondimenti: il primo relativo all’evoluzione del tessuto urbano a cui giunge Castelleti, il secondo quello archeologico: Si dovrà convocare una riunione con la Sovrintendenza per fare in modo che nel piano sia giù contenuta una normativa volta alla tutela.
  • ARCH. BORGHESANI (CNA) –Piena concordia con quanto già espresso da Carugati circa la necessità di rendere disponibili i documenti delle bozze del Piano.
  • CESARA PAVONE ( La città possibile como) — L’associazione ha presentato l’anno scorso le sue proposte al PGT e pubblicate sul proprio sito: l’istituzione del Parco Valle del Cosia, Interventi a favore della mobilità ciclistica, Valorizzazione del sistema dei Lavatoi Comaschi. Il Rapporto Ambientale é un documento prezioso ricco di dati scientifi e storici, indispensabili per meglio capire cosa sia Como il cui ambito paesaggisticpo é, assieme a quello di Brunate identificato dal PTPR come” un luogo dell’identità regionale”. Il Rapporto non tace le criticità che ne stanno minacciando l’immagine: banalizzazione, semplificazione e perdita di valore del paesaggio,e a livello ecologico, costante interruzione dei corridoi ecologici essendo ormai pochissimi i varchi relitti ed ancora, il cattivo stato in cui versano le principali matrici ambientali: l’aria, le acque del primo bacino del lago, le pessime condizioni di molta parte della rete fognaria che fanno dire al Rapporto ( pag. 33) che ” non é possibile parlare di sviluppo urbanistico della città se non si é in grado di dare garanzie sulla corretta gestione dei reflui fognari. Oggi questa garanzia non sussiste pienamente per l’esistente e conseguentemente non é immaginabile pensare che nuovi insediamenti possano sorgere in assenza di presidi ambientali funzionali” Si può ben dire che tale situazione era già presente quando sono stati mediati i Piani Attuativi che possono essere ben considerati parte di quegli interventi edificatori che l’Ing. Laria ha definito “pesantissimi”. Alla luce delle prescrizioni presenti nel rapporto, guardiamo al bicchiere mezzo pieno soprattutto dopo aver sentito le dichiarazioni che esse verranno accolte nel Piano e che autorizzano a pensare che il Parco Valle Cosia su cui stiamo lavorando da 15 anni, diventerà finalmente realtà. La notazione dell’Arch. Capsoni sugli alberi monumentali é ovviamente condivisa ma va rilevato che altrettanta attenzione dovrebbe essere posta ai giardini pensili sulle mura. Purtroppo uno di questi, quello in Via dell’Annunciata ( angolo via Volta) é stato distrutto e trasformato in garages. Eppure i giardini pensili sono un unicum, la cintura verde della città murata, ben visibile anche su Google maps. essi rappresentano un patrimonio storico-architettonico e paesaggistico che poche altre città possono vantare. La Sovrintendenza stessa, constatando il rischio che questa distruzione possa diventare precedente, aveva a suo tempo sollecitato il Comune di Como a porre un vincolo sui giardini al fine di bloccare ulteriori distruzioni.L’associazione ugualmente lo chiede.
  • PROF.PAOLILLO — Non essendo presente l’Ing. Laria va detto a sua difesa che un dirigente non può non applicare la legge:. Con gli uffici é in corso la digitalizzazione in 3D dell’abitato, casa per casa e si sanno ora quali sono stati i processi che hanno portato agli attuali elementi poco qualificanti. Chi ha compiuto questo massacro insediativo deve assumersene le responsabilità. Questo é un piano di commossa responsabilizzazione, é un Piano che invoca nuove modalità costruttive quali ad es. l’housing sociale, ma anche gli imprenditori devono cambiare testa.
  • ARCH. CAPSONI— Il comune di Como é collocato sul confine di un non rilevante Stato, porta verso il Nord Europa e questa posizione é stata sottaciuta: Il Rapporto conoscitivo andrebbe condiviso anche con gli Svizzeri. In merito ai P.A. :essi risalgono alla prima giunta Botta, era un primo passo che doveva poi avere giusto adeguamento, dovevano essere collegati e completati.Non é stato così, c’é stato qualcosa che andava ad affrontare la crisi che si stava abbattendo sull’industria comasca. E’ stato detto agli imprenditori: ” organizzatevi fuori, potete monetizzare gli edifici in Convalle , in cambio date qualcosa” in modo da organizzare questi completamenti. Gli industriali hanno pensato a vendere e ad intascare e il Comune non ha eseguito il completamento.
  • ING LARIA– I Piani Attuativi non essendo individuati dalla normativa si fanno solo se madiati. Il Consiglio Comunale é l’organismo competente che ha approvato una serie di Piani. Possono non piacere ma non si può violare la legge: Cosa succederà nel futuro? Non é possibile retrocedere. In urbanistica é stato introdotto il termine brownfields, aree parzialmente edificate o dismesse, comunque edificate. Esse vanno governate, come? Predisponendo delle gerarchie. Ci saranno aree all’interno del consolidato a cui vogliamo dare, tenedo conto delle funzioni per il diverso peso, non un indice unico . Ci sarà un rapporto concertativo tra pubblico e privato che consentirà di ottenere degli obiettivi su microscala senza avviare procedure defatiganti.I Piani Attuativi appartengono alle cose del passato. Ora c’é una fase ricognitiva di approfondimento perché la salvaguardia ambientale é più ampia , così come la tutela della memoria del passato che é anche tutela dell’ambiente. Stiamo ipotizzando di ragionare su aree a rischio geologico anche per le aree archeologiche , in sinergia con la Dott. Iorio, qui presente.
  • PROF. PAOLILLO — La Legge 12 ha un limite, é scritta da giuristi, non é fatta da urbanisti, é fatta dagli urbanisti della parola.“L’urbanistica parlata é come la ginnastica scritta”… non permette di costruire abiti su misura su soggetti non not, non prevede un inquadramento stategico, un programma strategico d’ambito, a dire che per talune parti è possibile dare degli indirizzi come elementi di leva. Il Piano puà essere di due tipi. Costrittivo e allora pone indici, distanze, norme ed alcuni lo privilegerebbero perché in fondo é una placenta urbanistica, oppure puà essere una tenzone colta e qualificata che motiva e trova elementi e dibatte. Una grande sfida. “Non me la sento di firmare un Piano in cui ci siano certezze”
  • ARPA LOMBARDIA –Il Rapporto Ambientale é completo e puntuale. Si ritiene che possano essere fatti ulteriori approfondimenti necessari sul tema dell’acqua in specie sul reticolo idrografico minore e sulle loro fasce di rispetto che vanno poi portate in cartografia. Si auspica che venga adottato il Piano del Traffico ed il Piano della Mobilità e che venga attuato il Piano della Zonizzazione Acustica.
  • ARCH. MONTI ( Presidente Ordine degli Architetti- Como) — Si coglie positivamente la volontà di aprire tavoli di concertazione. Siamo per un’architettura sensibile all’Urbanistica Alta, piuttosto che all’Urbanistica Italiana che mette i numerini.Ma chiediamo al Prof. Paolillo, qual é la resistenza della politica a questo approccio? Quanto é forte la politica tanto da poter contrattare? Occorre che alcune, poche regole ci siano, poche ma buone. Occorre un quadro di riferimento.Dentro il disegno di concertazione pubblico/privato la città dove mette i propri capisaldi? Quali sono e dove sono i punti in cui la città mette i suoi capisaldi? Se c’é un disegno di città pubblica, il pubblico dice: “va bene, questo si può fare , cosa mi dai in cambio?” Altrimenti vengon fuori le rigidità e si avrà un’urbanizzazione senza urbanità come quella che vediamo nella Bassa.
Il Dott. Russi ha quindi chiuso la Conferenza ringraziando i presenti.
Dalla lettura del Rapporto Ambientale ( che trovate cliccando sul titolo del post) e da questi primi confronti vi state facendo un’idea di come sarà il nuovo PGT?

Il PGT del Comune di Como: le proposte di Città Possibile

Il PGT del Comune di Como: le proposte di Città Possibile

Qualche tempo fa avevamo lanciato sul nostro sito cinque azioni per migliorare, da subito, la qualità della vita a Como. Cinque piccole mosse che non richiedono grandi risorse ma soltanto un impegno forte e, soprattutto, la convinzione che le cose possano cambiare. Per noi, per i nostri figli, per tutti. Ne avevamo inizialmente individuate due (parco della valle del Cosia e lavatoi).

In vista delle osservazioni preliminari al Piano del Governo del Territorio, ne abbiamo aggiunta una (mobilità ciclabile) e il 28 settembre 2009 abbiamo protocollato presso Comune di Como il documento dal titolo ^Suggerimenti e proposte de La Città Possibile Como al redigendo Piano di Governo del Territorio del Comune di Como, ai sensi dell’articolo 13, c. 2, della legge regionale n. 12 del 2005^.

30 pagine e 16 tavole in formato A3: un lavoro importante e complesso, che abbiamo cercato di rendere il più comprensibile possibile: il documento è oggi disponibile nel testo integrale (tavole comprese) sul sito di Città Possibile.

Ne parleremo l’11 novembre all’Osteria del Gallo, ore 21:00, quando lo presenteremo alla città.

Siete tutti invitati.


La nostra infinita emergenza: Barbara Spinelli su La Stampa

Faccio una cosa che in genere non faccio mai: copio e incollo dal sito de La Stampa un articolo di Barbara Spinelli sull’emergenza, segnalatomi da Cesara Pavone, per il timore che possa andare perso.

19/4/2009
La nostra infinita emergenza
di Barbara Spinelli
fonte: http://www.lastampa.it/
link: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=40

Sono ormai anni che viviamo nell’emergenza, e quasi non ci accorgiamo che ogni mossa, ogni parola detta in pubblico, ogni sopracciglio intempestivamente inarcato, son sottoposti a speciali esami di idoneità, che mescolano etica e estetica, dover essere e presunto buon gusto. La mossa, la parola, il sopracciglio, devono adeguarsi all’ora del disastro: sia esso attentato terroristico o ciclone, tsunami o terremoto. Chi rompe le righe si copre di colpe, prestamente censurate. Vergogna e indecenza sono il marchio impresso sulla fronte di chi non ha tenuto conto del perentorio buon gusto. L’emergenza è diventata una seconda pelle delle democrazie, e per questo non ci accorgiamo quasi più dell’anormale convertito in normale: delle libertà che per l’occasione vengono sospese, dell’autonomia di giudizio che vien tramutata in lusso fuori luogo.

È un po’ come il corno che cresce d’improvviso sulla fronte di tutti i concittadini di Bérenger, protagonista dei Rinoceronti di Ionesco: arriva il momento in cui la protuberanza è talmente familiare ed estesa che chi non la possiede si sente un reietto, e lo è. Anche durante il terremoto in Abruzzo è stato così, e questo spiega lo scandalo assolutamente abnorme generato da una trasmissione televisiva – Anno Zero di Santoro – che era un po’ diversa dalle altre perché fondata sulla denuncia polemica: dell’organizzazione dei soccorsi, e soprattutto della secolare commistione fra affari, corruzione, malavita, edilizia.

Indecente è stata definita la trasmissione, perché questa non era ora di far scandalo: di «seminare zizzania con i morti ancora sotto le macerie, di descrivere l’Italia come il solito Paese di furbi, incapaci di rispettare ogni legge scritta e morale», ha scritto Aldo Grasso sul Corriere della Sera, l’11 aprile. Lo spazio smodato dato su giornali e telegiornali all’evento è esemplare, perché conferma una malattia democratica diffusa. Incapaci di dominare eventi più grandi di loro, le democrazie vivono sempre più di emergenze, ne hanno bisogno esistenziale. A partire dall’ora in cui è pronunciata la frase fatale: «Questo non è il momento», già è stato di eccezione. In tempi normali è proprio questa l’ora delle controversie. Se non nel mezzo del disastro, quando farne l’archeologia e denunciare?

Non così in stato d’eccezione, quando è il regnante a decretare natura e vincoli del momento. La sua sovranità è essenzialmente sulla vita e la morte, e il momento è dunque quello delle bare allineate, del supremo dolore, del lutto vissuto nell’unanime afflizione. Grazie a questo momento si crea un’unità magica, propizia all’intensificazione massima della sovranità. Viene mobilitato anche l’Ecclesiaste: «C’è un tempo per demolire e un tempo per costruire». La Bibbia per la verità parla all’anima, ma nell’emergenza anima e politica si fondono. Assieme, esse giustificano lo stato d’eccezione che sempre esordisce con la soppressione, non si sa se davvero provvisoria, di libertà e abitudini alla critica vigenti in epoche di pace. Giorgio Agamben, che ha studiato tale materia, racconta come morte e lutto siano ingredienti dello stato d’eccezione sin da Roma antica: l’emergenza si chiamava iustitium, e in quei giorni veniva abolito il divieto di mettere a morte un cittadino senza ricorso a un giudizio popolare (Agamben, Lo Stato di eccezione, Torino 2003).

Stato d’eccezione o emergenza sono in realtà imbellimenti di quel che effettivamente accade, camuffano lo stato di guerra: per l’Oxford English Dictionary, sono suoi sinonimi, eufemismi. È in guerra che i comportamenti liberi, biasimatori, son ribattezzati disfattisti. Nell’emergenza guerra, disastro e morte richiedono un dover-essere e un dover-dire. È a questo punto che lo stato di eccezione si tramuta in regola, e il sistema giuridico politico in «macchina di morte». La morte fa tacere il popolo e al tempo stesso nutre il sovrano. È il grande correttore, regolatore: non dici cose scomposte davanti a una salma, anche se veritiere. Il potere usa la morte: diviene necrofago. L’uomo colpito da catastrofe è ridotto a vita nuda e quest’ultima sovrasta la vita buona, prerogativa di chi tramite la politica e la libera opinione esce dalla minorità. La nudità politica, scrive Hannah Arendt nelle Origini del Totalitarismo, può esistere anche senza diritti civili.

Il fenomeno non è nuovo, Agamben lo spiega molto bene. I giorni dello iustitium sono anche i giorni in cui si celebra il lutto del sovrano. Leggi e libertà non sono abolite ma sospese, perché l’essenza del potere (potere di vita e di morte) non appaia vuoto. Da allora ogni disastro, naturale o terrorista, è occasione di affermare tale essenza. Di mettere in scena non il morire o il multiforme soffrire dei cittadini, ma la possibile morte del sovrano e della stessa politica. L’unità si fa non attorno alle salme ma al sovrano, il quale dice: «Sono io in causa, e la vera posta in gioco è la dilazione della mia messa a morte, l’anticipazione rituale del lutto della mia persona».

Nella storia della democrazia c’è anche questo: l’eccezione che cessa d’esser tale, facendosi regola. Che non proclama più giorni di lutto, ma epoche. Tutto è guerra, in permanenza si tratta di riconfermare il sovrano unendo il mio col suo, la solidarietà emotiva di cui ho bisogno io e quella di cui necessita lui. L’idea che tale sia la guerra moderna nasce nel ’14-’18, ed è teorizzata da uno dei suoi protagonisti, Erich Ludendorff, nella Guerra Totale scritta nel 1935. Nella guerra democratica totale scompare la distinzione tra fronte e retrovia, militari e civili (Heimatfront è la fusione hitleriana – animista, dice Ludendorff – tra fronte e patria). Il governo delle emozioni permette di metter fra parentesi libertà e norme, e in questo ha le stesse funzioni della violenza fuori-legge. Il giornalista che aderisce agli imperativi di tale emergenza distrugge il proprio mestiere.

Nei disastri c’è chi soffre, chi governa, chi racconta (messaggero nella tragedia antica, giornalista oggi) e chi indaga rammentando. Ogni ambito ha un suo dover-essere, una sua autonomia. Se la priorità per il messaggero sono i sofferenti, si racconterà tutto quel che essi provano: gratitudine ma anche rabbia, sollievo per i soccorsi e ira suscitata da uno Stato complice di speculazioni edilizie. Chi ha letto Gomorra, ricorderà quel che Saviano scrive nel capitolo sul cemento armato, «petrolio del Sud», a pagina 235-236: «Tutto nasce dal cemento. Non esiste impero economico nel Mezzogiorno che non veda il passaggio nelle costruzioni: appalti, cave, cemento, inerti, mattoni, impalcature, operai… L’imprenditore italiano che non ha i piedi del suo impero nel cemento non ha speranza alcuna. È il mestiere più semplice per far soldi nel più breve tempo possibile.… Io so e ho le prove. So come è stata costruita mezza Italia. E più di mezza. Conosco le mani, le dita, i progetti. E la sabbia. La sabbia che ha tirato su palazzi e grattacieli. Quartieri, parchi e ville. A Castelvolturno nessuno dimentica le file dei camion che depredavano il Volturno della sua sabbia… Ora quella sabbia è nelle pareti dei condomini abruzzesi, nei palazzi di Varese, Asiago, Genova».

L’emergenza, come la guerra, ha sue leggi speciali. Non sono le leggi della dittatura, perché la dittatura crea nuove leggi. Lo stato d’eccezione permanente è più insidioso: non instaura regolamenti nuovi, ma sospende leggi e libertà creando vuoto legale, anomia. L’Ecclesiaste a questo punto non è parola di Dio, ma decreto del sovrano che assieme al giornalista-messaggero invoca unanimismo. Il giornalista nega se stesso, quando consente a mettere sullo stesso piano gli abusi dell’edilizia e gli «abusi di libertà» di chi punta il dito su tali abusi: invece di vigilare, giustifica – per sé e i concittadini – lo stato d’eccezione.