Dopo l’accordo di programma del 2004, che prevedeva una ripartizione dell’area nel 60% a funzioni pubbliche e nel 40% a funzioni private, l’Azienda Ospedaliera, per tramite di Infrastrutture Lombarde S.p.A., ha proposto al Comune di Como di ribaltare questa ripartizione, necessitando di maggiori fondi. Città Possibile vuole dar conto della sua partecipazione alla procedura di VAS, fornendo gli strumenti sia per comprendere l’importanza della trasformazione dell’area sia per partecipare alle osservazioni che chiunque può produrre.
Venerdì 14 marzo La Città Possibile – cortesemente invitata – era presente all’avvio del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica del progetto di recupero dell’area dell’ex ospedale S.Anna. Come si legge nel sito del Comune di Como, la Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S)
… è un processo finalizzato a documentare la compatibilità ambientale delle scelte urbanistiche dell’Amministrazione integrando a tal fine considerazioni di natura ambientale, archeologico-culturale e paesaggistiche nei piani e nei programmi attraverso lo svolgimento di consultazioni, la valutazione di un rapporto ambientale e la messa a disposizione delle informazioni in merito alle decisioni prese.
Si tratta di un passo importante per la città e di un processo che, oggi obbligatorio, è pur sempre estremamente innovativo. Tuttavia, quanto uscito sui giornali non rende quello che è accaduto realmente: due ore per spiegare, da parte di chi sedeva la tavolo delle autorità, il progetto che il Comune (o meglio, la Regione) ha in mente per l’area ex S. Anna, mezz’ora di interventi, cominciati con l’arch. Cosenza della Provincia, che in poche parole ha fatto capire che delle due l’una: o si varia l’Accordo di Programma stipulato nel 2004 per la realizzazione del nuovo ospedale, oppure la VAS è meglio che non cominci neppure.
Perche? Perchè sta di fatto che dopo due ore di belle parole e slide una cosa si è capita: il nuovo ospedale ha bisogno di altri soldi e per averli bisogna aumentare le volumetrie da mettere a reddito, ribaltando la ripartizione 60% publico / 40 % privato della variante del 2004 (sempre ammesso che bastino …).
Se era così, bastava dirlo. Non c’era bisogno di schierare le alte dirigenze del Comune di Como per poi ascoltare il vero attore della mattinata, ossia Infrastrutture Lombarde S.p.A., che, incaricata – ma lo si è scoperto solo alla fine – dall’Azienda Ospedaliera, ha illustrato a grandi linee un progetto che prevede di ribaltare – guarda caso a favore del privato – la percentuale pubblico/privato dettata dalla variante approvata all’epoca dell’accordo di Programma del 2004. Il perché di questo ribaltamento non è stato detto, né è stato detto perché associazioni ambientaliste e stampa si siano dovute sorbire l’illustrazione del progetto di variante al piano regolatore quando erano state chiamate a discutere degli effetti che questo progetto potrebbe avere sul territorio. Non per niente si parla, infatti, di valutazione Ambientale strategica. Ma tant’è: forse bastava dire che i soldi per il nuovo ospedale non bastano più e che bisogna fare ancora più cassa dal vecchio ospedale.
Dopo di che le riflessioni, che Città Possibile è riuscita a fare ^al volo^, senza aver avuto la possibilità di leggere un solo dei documenti elaborati dagli uffici e dal prof. Paolillo, del Politecnico di Milano – pubblicati alle 09:41 dello stesso giorno sul sito del Comune, come il direttore responsabile del Giornale del Comune di Como, Marco Fumagalli ha alla fine dovuto ammettere -.
Ricordiamole:
la VAS riguarda piani o progetti. Dov’è il piano o il progetto? Allo stato della pianificazione territoriale del comune di Como dovrebbe essere la variante del 2004. Ma quello che ci è stato illustrato è tutt’altro;
la VAS non dovrebbe dirci quali sono gli effetti sull’ambiente delle scelte urbanistiche? e perchè il 99% del tempo è stato utilizzato per illustrare quello che la Regione Lombardia vuole dall’area ex S. Anna e non le conseguenze di tali progetto?
è stato citato un fantomatico Piano Direttore, istituto sconosciuto alla legislazione lombarda prima che ai consiglieri comunali, che avrebbe il compito di inquadrare le future varianti. Una riflessione dell’ufficio legale del Comune sulla legittimità di una simile procedura è forse necessaria;
il 31 marzo 2009 scade il termine per l’approvazione dei Piani di Governo del Territorio (articolo 25 l.r. 12/2005). Se questo non avviene, gli strumenti urbanistici vigenti perderanno di efficacia. Compreso questo. Cosa aspetta il Comune a stendere il PGT, adottarlo e a approvarlo, invece di progettare – con il beneplacito dei privati – attraverso la pianificazione di singoli pezzi di territorio e affidando a singoli episodi il futuro di questa città?
l’area S.Anna è il ^tappo^ che la variante generale al Piano Regolatore del 1969 individuava per evitare che la conurbazione urbana e la convalle si fondessero nella città da 1.000.000 di abitanti del vecchio PRG. Cosa succederà facendo saltare il tappo e fondendo le due aree? Forse qualche risposta qualcuno dovrebbe darla …
perchè si vuole passare da una ripartizione 40% privato / 60% pubblico ad una percentuale inversa? nessuna risposta; come nessuna risposta è stata data dall’analisi comparata tra previsione attuale e desiderata di Lombardia Infrastrutture. La VAS non dovrebbe servire a dire quale soluzione sia migliore e non cosa fare per mitigare gli effetti della scelta più impattante?
perchè portare in VAS un progetto che formalmente non esiste? forse si vuole utilizzare la VAS per non avere sorprese in Consiglio comunale?
Insomma: dopo tante parole sulla VAS e sulle caratteristiche di partecipazione diffusa che la caratterizza, forse gli amministratori si aspettavano sorrisi e pacche sulla spalle da parte delle associazioni presenti, che qualcuno ha immaginato gratificate dalla convocazione. Non è stato così. E l’impressione è che non lo sarà. Insomma, ognuno farà – giustamente – la sua parte, nel rispetto delle altre. Tutti insieme, si spera, quella della città.
P.S. 1 Complimenti al Corriere di Como, che – tramite il suo articolista – dopo aver chiesto al presidente di Città Possibile di rendergli ^in chiaro^ il contenuto del suo intervento e dopo aver ottenuto l’invio di una mail in tal senso in brevissimo termine, è riuscito a confezionare il pezzo senza neppure citare non diciamo il presidente ma neppure la stessa Città Possibile. Leggere per credere: Il Corriere di Como, 15.3.08.
Secondo un rapporto della associazione artigiani e piccole imprese di Mestre (CGIA), concessioni edilizie e Ici, sono diventate una vera e propria manna dal cielo per i Comuni italiani. Una “provvidenza” che arriva a rappresentare il 18 % delle loro entrate. Come spiega Giuseppe Bortolussi della CGIA di Mestre
per molti sindaci l’espansione edilizia costituisce una fonte di gettito importante per mantenere in equilibrio i bilanci comunali. Più case, più capannoni e più centri commerciali si traducono in Ici e in oneri di urbanizzazione che spesso consentono di dare respiro alle casse comunali.
Se la media nazionale è del 18% delle entrate dei Comuni capoluogo, spiccano i risultati di Ravenna che presenta un’incidenza di Ici e concessioni edilizie pari al 35,4 % del gettito comunale e Cesena con un’incidenza del 32,3 %. Nelle primissime posizioni Como e Lecco, rispettivamente con il 26,6% e il 31,4%. Se il dato sta a significare che l’ottica ordinaria del recupero delle risorse è quella straordinaria e questa si attua attraverso la valorizzazione della rendita fondiaria, come è possibile credere agli amministratori locali quando parlano di tutela del territorio e di sensibilità verso un minor consumo territoriale? In questi anni Londra ha aumentato i suoi abitanti senza espandersi di un solo metro quadrato, nel 1998 la Germania ha fissato in 30 ettari al giorno la soglia massima di consumo del territorio, pari a quasi 11.000 ettari l’anno. Mentre noi si viaggia allegramente nell’ordine di 244.000 (duecentoquarantaquattromila) ettari all’anno, abbiamo provato a digitare la stringa “consumo del territorio” o “consumo territorio” nel motore di ricerca del sito del Comune di Como …
A Santa Maria Rezzonico, in comune di S.Siro, lungo la sponda del lago di Como, nella piazzetta/ sagrato/ svincolo viario della bella chiesa dedicata a S.Maria Assunta, a destra, c’è un piccolo angolo rimembranza con una lapide posta a ricordo dei i caduti per la Patria:
…collocata in un’edicoletta….
..
…racchiusa da due ali di siepe malconcia, delimitata da due cippi ….
… e nascosta da un vigilante molto molto impettito…
Avete dato un’occhiata al sondaggio a destra della pagina? Avete già un’idea a riguardo e quindi avete cliccato subito su una delle opzioni? No? L’invito allora è di seguirci certo su queste pagine virtuali, ma poi di andare di persona a constatare le trasformazioni che la valle del Cosia sta subendo, soprattutto nella parte più vicina alla città, magari partendo proprio dalla sua “porta d’ingresso”, il ponte di S.Martino sul Torrente Cosia.
Il nome del Cosia, certo vi è noto, però non ne avete un’immagine precisa? Non l’avevo neanche io eppure l’avrò attraversato, de scià e de là, qualche migliaio di volte, il fatto è che “ul disgraziàa”, quando arriva in città, si nasconde. A onor del vero, lui di suo non si nasconderebbe, lo hanno nascosto i nuovi cittadini, che hanno deciso che quel valligiano non fosse più utile nè come lavanderia all’aperto, nè come fonte d’energia per gli ormai scomparsi mulini, dunque non s’intonasse più alla città, così gli hanno dato altri abiti, lo hanno coperto di cemento e bitume perchè corrispondesse meglio , secondo loro, all’estetica dei luoghi.
Non più a contatto col sole, la pioggia, il vento, si è intristito e, a poco a poco, i suoi amici lo hanno abbandonato: niente più uccelli radenti, né gamberi d’acqua dolce….. ora solo qualche ratto, e, sotto il Ponte di S. Martino, qualche temerario extracomunitario, disgraziato come lui. Temerario, perché nel frattempo, soprattutto nel tratto urbano, il torrente, è diventato una fogna.
Qualche dubbio a riguardo? No: è tutto certificato dalle puntuali analisi e da uno studio che potete trovare riassunto nel Rapporto sullo stato dell’Ambiente curato da Punto Energia Como per Agenda 21 di Como che ci dice che lo stato chimico, ecologico e quindi ambientale del Cosia, buono alla sorgente, poi sufficiente, alle soglie del comune di Como, si aggrava fino a diventare scadente e poi pessimo alla foce a lago.
Eppure, se vi inoltrate appena dopo il ponte, lungo la via Pannilani e lo seguite, su, su fino almeno a Tavernerio, rimarrete stupiti: piccole anse, emergenze geologiche, forre,interessante vegetazione riparia; a mano a mano che vi allontanerete dalla città, gli elementi naturali diventeranno più nitidi e leggibili, grazie anche alla progressiva riduzione dei tratti d’alveo cementificato. La creazione di un ambito tutelato nella valle del Cosia, seppur minima come quella configurabile attraverso la creazione di un PLIS, è quindi fondamentale anche in funzione di più puntuali azioni volte al risanamento, alla manutenzione ed alla valorizzazione anche di questo torrente, la cui storia s’intreccia continuamente con quella di Como, a partire dai depositi che le varie inondazioni hanno lasciato in convalle e che hanno contribuito a definirne la morfologia.
Un percorso insolito attraverso il nostro territorio, toccando tappe a volte evocatrici, inaspettate, a volte…invisibili! Sono i lavatoi di Como, suggestivi esempi di architettura “d’acqua e di pietra” che ancora oggi consentono piacevoli soste all’ombra delle loro tettoie o della loro memoria; che esistano ancora o che abbiano subito danneggiamenti e addirittura demolizioni, essi sono gli importantissimi nodi di una rete di percorsi tutti da scoprire!
Percorsi d’acqua…quelli da cui i lavatoi erano o sono alimentati; e percorsi di terra…che potrete seguire fra un lavatoio e l’altro, e non solo!
Il Consiglio di Circoscrizione di Camnago Volta, all’unanimità, ha deliberato un documento che invita l’Amministrazione comunale ad attivare «senza indugio» le procedure per l’istituzione di un Parco locale di interesse sovracomunale della Valle del Cosia («è il cosiddetto Plis, previsto dalla normativa regionale sulle aree protette», spiega la presidente Franca Ronchetti), dalle sorgenti alla città, coinvolgendo i Comuni di Tavernerio, Albese con Cassano ed Albavilla, in cui scorre il primo tratto del torrente Cosia / La Provincia, 5 marzo 2008
Ieri cento comaschi sulle tracce della tranvia per Erba inaugurata un secolo fa. «Nella entrante settimana la società elettrica Volta incomincerà la posa dei binari per la costruenda tranvia per Erba». È il 13 maggio 1911, le pagine de «La Provincia» annunciano l’inizio dei lavori per la realizzazione della linea tranviaria Como-Erba-Lecco. Ieri, dopo quasi un secolo, oltre cento comaschi ne hanno riscoperto il primo tratto. Quattro passi per sostenere un progetto: la creazione di un parco sovracomunale nella valle del Cosia, dalla sorgente fino alla città.
Lo studio: ogni anno, a Milano, 250 in ospedale per l’inquinamento. Test su tremila cittadini: a rischio i vasi sanguigni, in crescita i problemi cardiaci. Un ricovero per smog ogni 36 ore Corriere della Sera