Da Repubblica.it: Diminuiscono i morti sulle strade europee. Lo scorso anno i decessi sono stati 41 mila, 8 mila in meno rispetto al 2001. […] Quanto a numero di morti, le strade italiane non sono molto differenti da quelle dei partner europei, con un discreto aumento della sicurezza riassunto dalle cifre: oltre 5600 vittime nel 2004, un migliaio in meno rispetto al 2001, e una percentuale di decessi per numero di abitanti in piena media Ue. […] Secondo lo studio della Commissione, nei quindici vecchi paesi dell’Unione le strade urbane sono più pericolose rispetto alle autostrade, con il 67% degli incidenti verificatisi all’interno delle mura cittadine.
Insomma, il solito bollettino di guerra. Da noi continuo a vedere penzolare gli striscioni dell’ACI messi vicino alle scuole con il segnale di pericolo ^Attenzione! Bambini!^. Conoscevo i segnali ^Mucche^ (Alto Adige), ^Cervi^ (passo dello Stelvio)^. Forse esiste anche ^Pecore^(Barbagia?). Ma che i bambini fossero un pericolo, questa poi … forse le assicurazioni …?
“Doveva ospitare lavoratori in difficoltà, ma non ci sono richieste. Vuoto il Centro da 900 mila euro. Il Comune: coinvolgeremo industriali e artigiani per promuovereil progetto”.
Il 14 febbraio sul giornale La Provincia di Como viene denunciato uno scandalo sociale che cade proprio nel periodo dei tagli sulla spesa sociale: il comune di Como ha progettato e realizzato un dormitorio nato vecchio. Quale famiglia, ma anche quale impresa profit o no-profit, potrebbe permettersi di spendere 900.000 euro di sola ristrutturazione più il costo dell’immobile e ritrovarselo vuoto. Pensato per i lavoratori in difficoltà, in realtà soprattutto per gli immigrati, il centro di via Conciliazione a Tavernola ci è già costato tanto e ogni giorno ci costerà sempre di più. Come mai? E’ figlio di una concezione superata e poco rispettosa delle persone, non risponde alle esigenze dei lavoratori, è persino oneroso, infatti costa di meno abitare nelle case del comasco, che sono già care: basta trovare uno o due amici. Chi ha voglia di spendere 360 euro al mese per stare in una camera a 4 letti con le persone che ti trovi ? C’è qualche assessore o consigliere comunale o qualche mega dirigente che vuole fare un’esperienza esaltante? Propongo che, gratuitamente, chi ha avuto questa bella idea trascorra un mesetto in questa situazione, dopo aver lavorato 8 ore in un cantiere edile. Espansione TV potrebbe riprendere 24 ore su 24 il reality show Tavernolake e incrementare i suoi dati di ascolto. Dopo questo mese il centro si potrebbe chiudere e destinare ad altri compiti.
Un altro interrogativo ci si potrebbe porre: ma cosa c’entra la Lega italiana lotta all’Aids – che gestisce il centro – con la gestione di un centro di questo tipo? La creatività non ha limiti, ma è così scandaloso chiedere a ciascuno di fare il proprio mestiere ?
I tagli ai servizi sociali sono assurdi, ma spendere così i (pochi) soldi pubblici è semplicemente vergognoso. Questa è l’ennesima dimostrazione che gli sprechi esistono mentre c’è chi non tira la fine del mese. Chiedo al sindaco e al presidente della Regione: chi deve pagare per questa scelta dissennata? In realtà, bastava chiedere agli stessi immigrati un parere e si sarebbero risparmiati 900.000 euro.
Succede anche questo. A Vedano Olona, dove in anni recenti abbiamo realizzato uno dei più belli e articolati percorsi di partecipazione, un insensato atto vandalico ha distrutto, dandola alle fiamme, la struttura gioco ideata e progettata dai bambini delle vicine scuole e realizzata nel Parco Spech da un’Amministrazione Comunale lungimirante come se ne vedono poche. Una grande struttura in legno di robinia realizzata su misura dal Larobatorio di Como che univa le idee e la fantasia dei bambini al rigore progettuale e all’osservanza delle norme più avanzate sulla sicurezza.
Nei due anni passati la frequentazione è stata altissima, anche da parte di famiglie provenienti dai comuni vicini. Un grande gioco che tutti sentivano come proprio. Per questo appare ancora più insensato l’atto vandalico. Oggi ci si appresta a ricostruirla così com’era, segno di quanto la comunità locale la sentisse propria.