«Scusi, ma da qui una volta non si vedeva il lago?» «Lago? Quale lago?»
Dopo la denuncia di alcuni cittadini, il quotidiano La Provincia annuncia il sopralluogo del Soprintendente ai beni architettonici e paesaggistici della Lombardia, dr. Alberto Artioli, al cantiere delle paratie. Il quale afferma «Voglio sperare che queste opere non vadano a ledere le visuali. Se ci sono da far degli interventi migliorativi mi auguro che siano davvero tali. Si era parlato di allargare e ingrandire il lungolago, ma se effettivamente l’intervento occulta la visuale non è una bella cosa». No. Non è una bella cosa. Siccome aver espresso qualche perplessità sulla possibilità che la visuale del lago venisse compromessa dalle paratie non è servito a niente, se non a farci iscrivere al Partito del No, ci viene in mente una barzelletta anglosassone generalmente utilizzata per mettere in luce il fatto che l’abitudine può farci perdere di vista le cose di tutti i giorni, nonostante la loro importanza. La barzelletta parla di pesci e di acqua, ma potremmo ^girarla^ così:
Siamo nel 2020. Un signore anziano viene in visita a Como. Scende con il treno in Centrale (la Nord non c’è più da un pezzo, al suo posto c’è un grattacielo con ristorante panoramico all’ultimo piano) e si avvia verso piazza Cavour. Quando arriva in piazza si guarda intorno un po’ frastornato. Gli sembra che manchi qualche cosa, ma non sa bene che cosa. Entra al Monti, ordina un caffé e chiede al barista:
«Scusi. Ma da qui una volta non si vedeva il lago? ».E il barista: «Lago? Quale lago? ».
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