Le politiche del traffico e la salute dei cittadini
Nella discussione su piazza Cavour, da dietro le spalle degli intervistati fa capolino il famigerato parcheggio sotterraneo. Lontano parente del parcheggio a raso da realizzarsi attraverso l’interramento del lago fino alla diga foranea (anni ’60), ci strizza l’occhio, il diavoletto, ben sapendo di contare sul politico di turno. Compare una volta in piazza Matteotti, una volta di fronte alla Funicolare, ogni tanto in piazza Cavour, a seconda degli umori di un’amministrazione totalmente assente sul piano progettuale. Duecento, 300, a volte anche 500 posti auto al servizio del centro: il lancio dell’assessore ai Lavori Pubblici, il (cauto) plauso del primo cittadino, il silenzio dell’assessore alla Viabilità, lasciano, di fatto, campo libero alle più disparate elucubrazioni, più o meno disinteressate. Ma il dubbio che uno straordinario attrattore di traffico possa aggravare l’insostenibile situazione ambientale della convalle, non viene a nessuno? Peccato: perché basta girare le pagine dello stesso quotidiano dell’8 settembre, per scoprire che “abbiamo” (e, davvero, per chi utilizza quotidianamente la bicicletta fa specie dover usare la prima persona plurale) superato del doppio il limite europeo sullo smog. Con un’espressione tra lo sconsolato e il rassegnato, il primario di pneumologia del Sant’Anna ci suggerisce di evitare strade trafficate e orari più caldi, soprattutto con i bambini. Ma due parole sul fatto che andrebbe eliminata la causa dell’inquinamento, e non gli inquinati, no? Veramente siamo medici, assessori, sindaci, avvocati, giornalisti e quant’altro ma non cittadini, non persone? Diciamo la verità: non soltanto c’è il dubbio che non esista alcuna politica di gestione del traffico a Como, ma che forse non esista neppure la volontà di approfondire quanto traffico e inquinamento siano connessi e che cosa si possa fare (e si fa) a questo proposito. Io so di nulla sapere, ammoniva Socrate. Affermare che i posti blu sono la risposta comasca ai problemi di inquinamento che Milano vuole gestire tramite il “road pricing“, è cosa scientificamente errata, detta senza alcuna cognizione di causa ma tutto sommato innocua. Rifiutarsi di programmare il futuro della città definendo una scala di priorità e dicendo cosa si può fare e cosa non si può fare è (o dovrebbe essere) motivo di grave imbarazzo per un amministratore pubblico. La Biennale di Architettura ha messo al primo posto la città vivibile, sottolineando come il 75% dell’anidride carbonica del mondo si produca nelle città e come la qualità della vita urbana non possa rinunciare a un’architettura strumento di democrazia. Nulla di tutto questo attecchisce a Como, dove all’amministrazione non passa per la mente che, quando la gente chiede di essere più cauti nel rilasciare le autorizzazioni per le manifestazioni in piazza Cavour, forse non sta dicendo che la piazza piace così com’è, ma che è stufa di vedere quattro bancarelle con il formaggio stagionato (con tutto il rispetto per il formaggio). Avanti dunque con il parcheggio sublacuale: purché ci sia uno sponsor politico, la cosa si può fare. Ma se Como vanta tumori ai polmoni e affezioni alle vie respiratorie nettamente superiori alla media italiana, forse è il caso di rivedere le politiche ambientali di questa città. Ammesso che ce ne siano.
Lorenzo Spallino
Pubblicato su La Provincia del 12 agosto 2006
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