Como-Bergamo: l’autostrada che verrà…..
L’autostrada Como-Bergamo…..
Passa, non passa, lascia o raddoppia?
En attendant qualcuno, al Bassone, opportunamente ha portato una sedia …..
L’autostrada Como-Bergamo…..
Passa, non passa, lascia o raddoppia?
En attendant qualcuno, al Bassone, opportunamente ha portato una sedia …..
Se m’avessero detto qualche anno fa che avrei applaudito con convinzione e quasi gioia una donna di destra avrei detto:” no, é impossibile”!
Invece domenica 13 ho applaudito Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia, per il suo intervento, a Milano, sul palco della manifestazione
“se non ora quando”
Lei ha ricordato il diverso percorso politico ma l’uguale condivisione dei medesimi valori:dignità e rispetto per le donne; ha aggiunto che “le quote rosa non sono quote erotiche”.
Si é fidata della piazza ed ha fatto bene, le decine di migliaia di donne presenti sono state gioiose, ironiche, strafottenti, non hanno ceduto al suono dei pifferai e delle pifferaie che hanno tentato di dividere le donne, criticato questa manifestazione e suggerito loro di non farsi strumentalizzare.
Sono state brave, emozionate ed emozionanti tutte:le donne ( e gli uomini) della piazza con i loro cartelli e le donne del palco con i loro interventi:la direttrice del carcere di Bollate, Susanna Magistretti, che ha portato le parole delle detenute,l’egiziana docente di informatica al politecnico, Eva Cantarella docente di Diritto in Statale, Daria Colombo ( moglie di Roberto Vecchioni) e le altre organizzatrici della manifestazione di Milano, le due giovani ragazze liceali, Claudia Mori e poi Franca Rame…..
Sono stati bravi anche i pochi uomini accolti sul palco. Alessandro Robecchi,Danilo de Biasio direttore di Radio Popolare che ha coperto la diretta, Gad Lerner, Massimo Cirri, Dario Fo.
Sono state brave le tre comasche attrezzate di striscioni e cartelli che ho incontrato in stazione e a cui mi sono aggregata:
E’ stata tosta e bravissima la presentatrice, l’attrice comica Teresa Mannino.
E’ stata bravissima Ottavia Piccolo che ha letto, ormai quasi all’imbrunire, prima che la musica inondasse la piazza e facesse ballare le sciarpe bianche, questa poesia di Edoardo Sanguineti che incollo qui, nella speranza che emozioni un po’ anche voi!
Ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Edoardo Sanguineti
Investimento e fuga ieri mattina in via Canturina, a pochi metri da piazza Camerlata, dove un automobilista ha mandato all’ospedale una bambina di dieci anni, che con la sorella e la baby sitter attraversava la strada sulle strisce per andare a scuola. La bimba è stata ricoverata in ospedale: ha riportato un trauma serio a un piede, con trenta giorni di prognosi. Il conducente della macchina, una Ford Escort station wagon, è stato denunciato al termine di una rapida indagine svolta dalla polizia stradale di Como, a partire dal numero di targa del veicolo, annotato da un testimone. A finire nei guai, con ritiro immediato di patente e sequestro dell’auto, è un trentacinquenne di Albavilla, che i poliziotti hanno rintracciato in tarda mattinata: lo hanno sottoposto alla solita trafila, controllando per cominciare la presenza di eventuali tracce di alcol nel sangue. La negatività non gli è bastata a scampare la denuncia per i reati di omissione di soccorso e fuga.
La Provincia, 15 febbraio 2011
Quanto scommettiamo che se fosse finita peggio si sarebbe parlato dell’^ennesima vittima della strada^?
Le consigliere de La cittàpossibile como aderiscono all’appello alla mobilitazione delle donne italiane, domenica 13 febbraio 2011.
Ci vediamo a Milano in Piazza Castello alle 14,30?
p.s.
noi scommettiamo che aderiscono anche i consiglieri ed i Presidenti passati e presenti della nostra associazione, voi no?
Si sente spesso dire che l’Università di Como, l’Uninsubria, non sia stata ancora veramente presa in carico dalla città, che sia vissuta come un corpo a parte, talvolta persino come un inciampo, un problema più che una risorsa. Intanto quest’anno i corsi della facoltà di Giurisprudenza sono slittati di una settimana mentre quelli di Scienze di due ,anzi no, di tre, come recentemente aggiornato e comunicato in bacheca:
Orari
Per protesta verso alcuni aspetti penalizzanti della Riforma Gelmini e per protesta contro il
trattamento iniquo e punitivo riservato alla docenza Universitaria nella Manovra Finanziaria, il Consiglio di Facoltà di Scienze – Como all’unanimità ha deliberato il rinvio di due settimane dell’inizio delle lezioni al giorno 18.10.2010.
Salvo gli studenti iscritti ed i loro genitori ( a proposito dopo le note vicende , quantI sono i nuovi studenti che stanno ancora scommettendo sull’Università di Como?) quanti comaschi se ne sono accorti?
Intanto oggi il CORRIERE DELLA SERA ci dice che la riforma della Gelmini potrebbe saltare….
LIBERA LA BICI / BICIAMO 2010
Ciao ragazzi ! Ecco il filmato della bella manifestazione del 15/05
(Guardatelo in Full-HD !)
(Parte 1) http://www.youtube.it/watch?v=aFLnqq-yqEI
(Parte 2) http://www.youtube.it/watch?v=pSELNetxbOk
Grazie della partecipazione!
3/3/2010 – Basta fatti vogliamo promesse MARIO CALABRESI Dove sono finite le idee, i progetti, i programmi, i sogni o anche le affabulazioni che la politica dispensava a piene mani prima di ogni elezione? Scomparse. Inghiottite da un malessere diffuso, da una cupezza che sembra aver coperto tutto. Le giornate sono scandite dagli scandali, dalle risse intestine e dalla sciatteria. La campagna elettorale esprime pochissima passione e nessuna energia, prigioniera della stanchezza e del risentimento. Il fallimento della macchina organizzativa del primo partito italiano, incapace di presentare in Lombardia e nel Lazio liste rispettose dei regolamenti, racconta molto dei tempi che stiamo vivendo. Ci racconta come anche nelle incombenze più semplici e ordinarie sia venuta meno la capacità di fare le cose per bene, con rigore e attenzione. Il peggiore dei contrappassi per una forza che era nata promettendo la politica del fare e il trasferimento nella sfera pubblica dello spirito imprenditoriale.
Viene da chiedersi dove sia la testa dei nostri politici e che cosa li distragga. Sembrano essere concentrati in lotte fratricide, intenti a controllarsi e a cercare di piazzare una pedina fondamentale in vista di una resa dei conti che però non pare imminente. A livello locale si assiste a uno spettacolo ancora più squallido con le seconde file impegnate a strappare qualche posizione nelle liste o a rinfacciarsi la paternità di un candidato impresentabile.
È difficile immaginare che questa trascuratezza, questi veleni e questo pressappochismo possano poi trasformarsi in illuminata capacità di governo. La politica oggi sembra tornata sideralmente lontana dai problemi reali e chiedere conto dei programmi sulla sanità, le tasse o la sicurezza appare quasi naïf.
La sciatteria è figlia anche dell’arroganza e del disinteresse, due sentimenti che connotano chi si sente troppo forte, intoccabile, senza opposizione e senza alternativa. Non è un caso che gli incidenti delle liste siano accaduti in due regioni che il centrodestra considerava già vinte e non in discussione. Un eccesso di confidenza che non si è registrato, ad esempio, in Piemonte, dove la partita è aperta e la sfida non consente errori e distrazioni, tanto che, a tratti, si sente anche parlare di politica e di programmi.
Anche a livello nazionale si sente la mancanza di un’opposizione che tenga alta la tensione, che spinga chi governa a conquistare consenso ogni giorno invece di perdere tempo a spegnere programmi televisivi e a cercare silenzi complici.
Come in ogni fase di sfarinamento e di difficoltà è partito l’esercizio delle previsioni: si scruta Palazzo Chigi per capire se tutto questo sfocerà in una crisi, se una stagione della politica italiana volge al termine. Mi pare un esercizio sterile: oggi non sembra esistere una possibile alternativa di governo pronta e vincente e questa volta non si riesce a vedere chi abbia la forza o la voglia di far cadere il Cavaliere. La Lega – l’unico partito con i numeri per fare la differenza – si è sistemato nella posizione ideale per intercettare gli scontenti e per approfittare della crisi della Seconda Repubblica come fece con quella della Prima. Bossi non ha nessun interesse a cambiare cavallo e precipitare le cose, visto che le disgrazie altrui non fanno che rafforzarlo. Aspetterà il naturale evolversi delle cose, cercando nel frattempo di assicurarsi il controllo del Nord, puntando a governare Veneto e Piemonte.
Si dice da mesi che gli ultimi tre anni della legislatura, un periodo insolitamente lungo senza nessun appuntamento elettorale nazionale, potrebbero essere una grande occasione per fare riforme. Ma non si capisce quali e guidate da quale visione. Però non è immaginabile pensare di vivere 36 mesi in cui la politica si prepara soltanto ad un ipotetico dopo-Berlusconi.
L’unica certezza è che avremmo bisogno di molto più dibattito, di proposte, idee e parole e di molti meno silenzi. Non è blindando tutto che si riconquista la fiducia degli elettori, una fiducia che sta scendendo ai livelli più bassi: i cittadini sembrano aspettarsi qualunque cosa o forse sarebbe meglio dire che non si aspettano più niente dalla politica. E questa è la cosa che allarma di più. Viene da rimpiangere quell’ironica richiesta scritta con la vernice pochi anni fa su un muro di Brescia: «Basta con i fatti, vogliamo promesse».