Ragazzi che sporcano/dipingono i muri
Leggo tanti commenti sulla stampa sul caso del ferimento di Rumesh. E’ bene che se ne parli, che non ci si stanchi di parlarne. Aggiungo qui un contributo
1° Non mi scandalizzo per i muri sporcati da imbrattatori o vandali. Il vandalismo mi deprime, ma dobbiamo riconoscere che la mancanza di rispetto per il bene comune è frutto della nostra cultura. Ci sono però problemi ben più importanti dei muri imbrattati.
2° Le pitture murali, fatte da quelli che oggi chiamiamo writers, hanno storia millenaria. Sono comunicazione e cultura, spesso arte. E contribuiscono a rendere allegri i muri grigi delle nostre squallide periferie o dei nostri squallidi sottopassaggi urbani.
3° Non riconoscere questi fenomeni, e criminalizzarli in favore della (presunta) sicurezza, vuol dire forse cercare di nascondere i veri problemi della città e i veri, e ben più gravi, fenomeni di illegalità.
4° Creare il clima di criminalizzazione e repressione, e rifiutare il dialogo con i protagonisti di questi fenomeni, vuol dire assumersi gravi responsabilità sociali.
5° Inventare strumenti di repressione come queste ’squadrette’ dalla pistola facile vuol dire unire alle gravi responsabilità una gravissima incompetenza.
6° Credere che la città possa diventare più sicura e più viva e più pulita con questi metodi dimostra di non conoscere le più importanti esperienze europee di riqualificazione di spazi urbani.
7° Con tutto questo, e dopo questo fatto doloroso e grave, bisognerebbe che chi assomma tutte queste ‘qualità’ abbia la dignità e il coraggio di dimettersi. Subito.
P.S.: Ai duri, ai repressori dei writers: non cercate di identificare i ragazzi della foto. Sono di un’altra città, e sono autorizzati.
SICUREZZA E’ PARTECIPAZIONE
SIAMO CON RUMESH, SIAMO COI RAGAZZI
- Città solidale e disarmata: Como, piazza del Duomo, 3 aprile 2006, ore 18,30
- Un uomo alla finestra, anzi quattro