Oggi è un gran giorno
Oggi è un gran giorno: in uno dei momenti più difficili della sua storia, la nazione più potente del mondo ha avuto il coraggio di voltare pagina, affidando il proprio futuro ad una persona giovane, senza una grande famiglia alle spalle, senza capitali propri, che ha fatto quello che sembrava impossibile fino a pochi mesi fa. Battere, nelle primarie democratiche, una persona ricca, influente e donna: Hillary Rodham Clinton. Con il candidato repubblicano, John McCain, non c’è stata storia: troppa differenza di cultura, di preparazione, di approccio alla gente, di rispetto dell’avversario. Il che conferma che il problema razziale, l’effetto Bradley, è nostro, non loro. Il tutto mentre in Italia assistiamo alle prove generali di restaurazione del ventennio: ultrà di destra che irrompono alla Rai, ragazzini sprangati a Piazza Navona nell’indifferenza della Polizia, senatori che parlano dell’antifascismo come di un concetto ^obsoleto^, ripetuti episodi di razzismo, l’insofferenza verso il dissenso, la confessione esibita come un valore discriminante, l’esaltazione dell’appartenenza territoriale, la continua delegittimazione delle istituzioni. Davvero troppa la differenza. Recentemente il CEO di Google ha dichiarato che questa crisi economica, se ben gestista, permetterà in cinque anni di fare quelle riforme che normalmente ne richiederebbero cinquanta. Qualcuno insiste per comprare una casa, anche piccola, negli U.S.A.: comincio a credere che abbia ragione.
- Lettura publica di Gomorra
- Castagnata 2008: clip.